Enzo, il mare e noi
Lungo la linea dell’orizzonte ognuno riesce a vedere i più straordinari disegni.
Lo sguardo s’allunga e s’adagia su punti introvabili e non incrocia mai un altro sguardo. La nostra immersione non ha fine, il mare non ci bagna, la luce ci accudisce ed il tempo non ha forma.
Il nostro viaggio è estremo nella misura in cui la nostra fantasia è capace di esserlo e viviamo una vita che ci sembra immortale per il solo fatto di guardare il mare.
Ma Enzo, dove ci ha condotti Enzo Maiorca?
Oggi rifaccio un percorso a ritroso e quel filo orizzontale tra cielo e mare si tende lentamente e scivola verso un abisso, in perfetta linea verticale. E’ una sfida, è stata una sfida.
Un uomo per tutti, un uomo per noi ha portato quel filo dove il tempo aveva la forma dell’acqua, e la luce sembrava averlo abbandonato. Un viaggio senza respiro, che è stato una sfida alla vita ed alla morte. Enzo Maiorca ha teso i suoi polmoni molto di più di quanto non abbia fatto un uomo comune ed in ogni respiro inalava tutta quella vita che noi immaginiamo essere immortale, quando guardiamo l’orizzonte.
“Immergersi” ha significato sentire il proprio corpo ed il proprio spirito e cogliere tutto quello che gli occhi non vedono. Ha significato non solo prepararsi fisicamente ma anche confrontarsi con chi ha avuto cura di lui, fare del mare un luogo senza confine.
“Emergere” ha significato riportare nelle nostre mani il filo verticale, essere testimone dell’abisso e del proprio limite, permetterci di continuare a respirare.
Le immagini in bianco e nero delle sue imprese sono in fondo il “video8” della nostra vita, e nelle sue sfide ognuno coglie ciò che è o quello che avrebbe voluto essere.
Nico Mauro
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Lunedì, 14 Novembre, 2016 - 00:05