Due madri, un perdono

Quante ragioni abbiamo per chinare il capo? Questo mi sono chiesto osservando l’immagine delle due madri iraniane che si sono scambiate il loro dolore, in un abbraccio. Le ragioni della Pasqua  le troviamo nella quotidianità dei gesti di ognuno di noi. E ci sono gesti che meglio di altri rappresentano “l’exemplum , facendosi essi stessi narrazione, per il loro alto valore morale. Gesti che liberano risorse umane e morali, a tal punto da apparire i segni della speranza.
Madri che si abbracciano nel bianco e nel nero dei  loro profili, facendosi inconsapevolmente icone d’una virtù: il perdono. Potrebbe valere quell’atto a dare un senso al sepolcro trovato vuoto, con Gesù incamminatosi sulla strada del perdono e della misericordia. La stessa che abbiamo veduto.
Non uno sputo sul volto del condannato a morte, ma uno schiaffo. non l’umiliazione ma la commiserazione. Ed il cappio lasciato dal marito nelle mani dell’assassino, per farne un rosario di memoria e di espiazione.
Due madri piangenti ed addolorate per un figlio perduto ed un abbraccio che sembra un cammino.
È ancora più straordinario il gesto effettuato in un paese, l’Iran, in cui  è fatta valere la regola “dell’occhio per occhio”, in cui sono effettuate due esecuzioni al giorno, per impiccagione, e la morte violenta è esibita in pubblica piazza perché funga da monito a tutti, la conseguenza del delitto.
Cosa si saranno dette quelle due madri cariche di due disperazioni diverse, che piangono due figli, uno vittima e l’altro carnefice? Non dovremmo conoscere mai il contenuto del loro colloquio, perché a noi deve solo rimanere il gesto, perché la luce non ha parole uguali per tutti.
Quante ragioni abbiamo per chinare il capo: per pietà, per perdono, per vergogna, per tristezza, per gioia dimessa, per amore. Un gesto che non porta parola ma lo è, esso stesso.
C’è un saggio bellissimo di Anselm Grun, monaco benedettino tedesco, dal titolo “L’arte del perdono” che è un invito a confrontarsi con la propria “ombra” e a cercare la verità su se stessi, per andare incontro agli altri in spirito di fraternità pacificata.
“Solo chi si è riconciliato con se stesso può riconciliarsi anche con le persone che lo circondano. Chi è diviso in se stesso dividerà anche le persone attorno a sé. La riconciliazione con gli altri è possibile soltanto se siamo disposti a perdonarli per quello che ci hanno fatto……”(cit).
Il perdono libera e ci custodisce. La Pasqua si rinnova per ricordare che “non fino a sette, ma fino a settanta volte sette (Mt 18,21) dobbiamo perdonare.
Due madri ci hanno scritto, ai piedi della loro croce.
Buona Pasqua.

Domenica, 20 Aprile, 2014 - 00:07