"Don Fedele, una stella cometa"
“Ci sono persone stelle e persone meteore. Le meteore passano e sono appena ricordate. Le stelle, invece, rimangono. Ci sono molte persone meteore nella nostra vita. Entrano per un istante e non sanno donare amicizia. Passano senza illuminare, senza riscaldare il cuore, senza segnare una presenza. Importante allora è diventare stelle per regalare amicizia ed irradiare luce, vita, calore, amore gratuito e generoso, speranza.
Nel nostro mondo ecclesiale, nella nostra diocesi don Fedele è stato e rimane una stella primaria, anzi una stella cometa perché sono certo che continuerà ad aiutarci a camminare verso Cristo nostra speranza”. (Video)
Le parole di monsignor Donato Negro risuonano nel silenzio della Chiesa di San Biagio gremita e fanno cogliere la commozione, a stento trattenuta dall’arcivescovo di Otranto.
Il funerale di don Fedele Lazari comincia puntualmente alle ore 17 con una lunga processione di ministranti, diaconi, sessanta sacerdoti e due Vescovi (oltre al Presule idruntino c’è anche monsignor Enzo Pisanello, galatinese, Vescovo di Oria).
Per tutta la sera di giovedì e durante la giornata di ieri tutta la città è passata a salutare, per l’ultima volta, don Fedele. Almeno tre generazioni di galatinesi sono cresciute con lui.
“Lo ricordiamo come un sacerdote che ha vissuto con semplicità il suo ministero sempre con il sorriso sulle labbra offrendo dolcezza ed attenzione alle persone che incontrava” –dice monsignor Negro durante l’omelia mentre traccia un ritratto di don Fedele.
“Ha voluto bene a tutti e con tutto se stesso. E’ stato in parole e in opere un testimone credibile della Risurrezione di Cristo, una guida sicura nell’indicare itinerari per fare Pasqua trasformando così l’afflizione in gioia”.
“In don Fedele –aggiunge- ho avvertito un fine senso della comunione ed una sincera passione per la Chiesa che ha servito con generosità e con stile essenziale, semplice, sobrio ma efficace un ministero, il suo, mai reclamizzato. Non vi ho visto mai comparire, nemmeno una volta, l’ostentazione; eppure avrebbe avuto diversi motivi per vantare titoli di merito né ho visto la pretesa, segno questo della gratuità della sua dedizione e di una umiltà convinta, dunque un’affabile discrezione che, conoscendolo, appare perfettamente calzante alla sua personalità ed alle sue grandi qualità perché, secondo un proverbio antico ‘tutti i grandi fiumi scorrono senza far rumore’.
“La sua buona fama è stata guadagnata sul campo –sottolinea- attraverso una sistematica e fruttuosa laboriosità sino alla fine dei suoi giorni e l’assemblea cordiale di questa sera ne è una convincente attestazione”.
“In lui ho travato un alleato sicuro un fratello affidabile e premuroso. L’ho conosciuto pochi mesi dopo la mia ordinazione sacerdotale, 45 anni fa, andai a casa sua accompagnato da un amico comune e rimasi affascinato dal suo stile sacerdotale.
Lo spirito di povertà, la fame di Dio, la serenità nelle prove, la fermezza mite davanti alle incomprensioni sono luci evangeliche che nell’esistenza di don Fedele compaiono non ad intermittenza ma brillano con un chiarore costante”.
“Avendo ricevuto da Dio un cuore largo, spazioso, aperto a tutti era disponibile per chiunque andava da lui a chiedere aiuto, sostegno, speranza. La sua gioia serena, sorgiva, la sua letizia innata e comunicativa, la sua mitezza, la sua carità silenziosa ed operosa per tanti poveri, e anche per le missioni, riversava consolazione e speranza in tante esistenze affrante colpite dalla sofferenza”.
“In particolare in lui ho visto una sapienza carica di saggezza saldata alla collaudata capacità di accompagnare con affettuosa determinazione il prossimo nella via della verità e del bene, atteggiamenti che lo hanno reso compagna di viaggio sicuro e di alto profilo nell’accompagnare studenti, giovani e poi tanti fedeli, anche nei sedici anni di parroco della Chiesa Madre di Galatina”.
Nell’azione sacerdotale, in questi ultimi anni, ha curato con esemplare sollecitudine, l’adorazione eucaristica, il ministero del confessionale e del consiglio con la nitida profondità che punta all’essenziale. La sua gioia però non aveva un’origine solo umana. Veniva dall’alto, aveva il sapore delle beatitudini evangeliche che custodiva fedelmente nel segreto del suo cuore”.
“Noi siamo qui per raccogliere il suo messaggio per non disperdere lungo la via la speranza della forza che egli ci ha trasmesso. Ci ha aperto lo sguardo ai cieli nuovi ed alla terra nuova dove egli è entrato ma ci ha indicato la strada per giungervi, quella che egli ha percorso, la strada delle beatitudini evangeliche.
Beati i poveri, beati i miti, beati i puri di cuore, là ci attende dove è giunto, qui ci sospinge dove egli è passato. Tocca a noi serbarne la memoria e seguirne le orme nella fede santa, nella generosa operosità, nell’amore discreto e silenzioso, nel servizio fedele che ha segnato una costante nella sua vita”.
Al termine del rito funebre la bara è portata fuori a spalle dai ministri più giovani, quelli che furono suoi allievi. Le lacrime rigano i loro volti. La chiesa esplode in un applauso che continua anche sul sagrato mentre i confratelli dell’Arciconfraternita dell’Immacolata danno il cambio ai sacerdoti per accompagnare il loro Rettore fino all’ultima dimora.
Il Video del funerale
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