"Dobbiamo confidare in qualche anima cazzuta a cui stia davvero a cuore questa bistrattata città"
Gentile direttore, affido solo a lei la mia identità non perché io non sposi pienamente ciò che sto scrivendo, ma perché in questo caos generale di beghe politiche, di colpi bassi, di pulpiti scricchiolanti e di sgrammaticate perle (ai porci o dai porci, che dir si voglia) forse è bene che si ricordi che determinati valori non hanno né sesso, né colore politico, né parentele, né amicizie varie. Quindi poco importa chi tiri fuori l'argomento.
Arrogarsi il diritto di fare quello che si crede senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze, siano pure solo urtare una sensibilità o screditare, con o senza fondamento, un'altra persona, è un passaggio che mi sfugge. A tutti piace essere l'eccezione alla regola, ma dimentichiamo che è proprio la regola il fondamento della democrazia. La regola del buon senso e del rispetto altrui.
Mentre si affilano le armi per un mese, il prossimo, in cui sarà difficile distinguere i volti dalle maschere, si lanciano frecciatine a destra e a manca, a suon di aggettivi possessivi, foto più o meno creative, citazioni più o meno pertinenti di questo o quel politico del passato, credendosi eredi di intuizioni di cui probabilmente non si conosce neanche il significato.
Quello a cui si sta già assistendo, senza dover aspettare i termini leciti della propaganda elettorale, è un quadro sciatto, approssimativo, inconsistente. Coloro che davvero sanno qualcosa della materia in questione (la cosa pubblica, la polis, la costituzione, l'amministrazione di una città) si contano sulle dita di mezza mano. E la gente lo sa, fortunatamente lo sa.
Non mancheranno coloro che si faranno abbindolare da un exploit dell'ultimo momento, ma credo che le persone abbiano imparato con il tempo a essere più concrete, nel desiderio di fatti che abbiano una base solida su cui essere impiantati.
Poi, si sa, di parole non si potrà fare a meno. Peccato che anche chi non è sceso direttamente in campo continui a elargirne senza che gli vengano richieste e senza una virgola, che sia una, al posto giusto, usando i social in un modo che definire vanesio è poco.
Sarebbe bello ascoltare ogni tanto un "non mi sento all'altezza, ma ci provo", piuttosto che i soliti "io posso fare questo, rivoluzionerò quest'altro, nessuno più di me".
Eppure solo di prove si può trattare, nessuno ha la soluzione in tasca. Non sono credibili promesse, tanto meno da chi proprio non ha idea di come funzioni davvero Palazzo Orsini.
Ma un tentativo, fatto con tutta la competenza possibile, con passione e dedizione, può essere più degno di fiducia di qualsiasi impegno o giuramento che in calce ha vili atti di diffamazione e la firma del narcisista di turno.
Più di chi sarà seduto in poltrona mi spaventano le persone che ne circonderanno e circuiranno la testa, quelli che si mettono in lista per dare fastidio, non per cercare di costruire.
Ma dobbiamo confidare in qualche anima cazzuta a cui stia davvero a cuore questa bistrattata città. Dobbiamo.
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