"Difendiamo il Ciolo dal 'Salento Climbing Fest 2013'!"
Con una lettera indirizzata ad Angela Barbanenete, vicepresidente della Regione Puglia e alla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici della Regione Puglia, gli ambientalisti lanciano un preoccupato allarme a difesa del 'Ciolo' che potrebbe venire 'violentato' dal 'Salento Climbing Fest 2013'. Di seguito il testo della lettera e i documenti allegati.
La Lettera
Dopo l’importante segnalazione da parte dell’associazione Ecosalento – Turismo Sostenibile, da tempo impegnata a tutela del Salento e delle sue bellezze,e grazie ad un’accorata missiva inviata all’attenzione del Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino a firma di Erminia Manfredini, legale rappresentante della cooperativa ViaggieMiraggi, (cooperativa sociale con sede in Veneto da sempre impegnata per la promozione di un turismo umano, rispettoso dei luoghi e delle genti, fortemente responsabile ed altamente etico), cui si sono aggiunte tantissime correlate segnalazioni di cittadini massimamente preoccupati per la reale tutela di quell'angolo di paradiso che è la località “il Ciolo”, siamo venuti a conoscenza della prevista realizzazione di un preoccupante evento di considerevole impatto, di arrampicata sportiva: il “Salento Climbing Fest 2013” (http://www.salentoclimbingfest.com/) che interessa l’area del Parco naturale regionale “Costa Otranto ‐ S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase”, impatto da correlarsi alla sproporzione dell'evento rispetto all'esiguità del luogo, nonché al progetto di grosso intervento di “messa in sicurezza” delle pareti rocciose a falesia di località “Ciolo”, per un importo addirittura di ben 500.000 euro, promossa dal Comune di Gagliano del Capo. L’ordine di grandezza del finanziamento suona già come “metro-campanello d'allarme” dell’impatto degli interventi che possiamo immaginare. Mentre in altre località alpine si corre ai ripari dopo la constatazione degli scempi perpetrati in relazione a tali attività di sport-industrializzato, vedi ad esempio gli impatti insostenibili causati in pregevoli località dolomitiche, questi esempi e questi gravi precedenti devono ora indirizzare tutti gli Enti preposti alla tutela del territorio del parco a fermare, a monte, ogni disdicevole deriva nel verso di una degradazione di un luogo così importante e caratteristico come l’insenatura del “Ciolo”, nel verso, per giunta, di una simile fruizione turistico-sportiva ad alto rischio, che mette a repentaglio il paesaggio del luogo connotato da suggestioni selvagge e preistoriche assolutamente da preservare.
Le rocce e il ricchissimo ecosistema di innumerevoli e pregevoli piante rupicole, molte delle quali rare e iperprotette per la cui presenza non a caso il “Ciolo” è oggi uno degli scorci più importanti e simbolici dell’intero parco Otranto – Santa Maria di Leuca, si aggiungano poi le presenze avifaunistiche tra cui colombi selvatici e colonie di taccole (in dialetto locale le ‘ciole’) che ne verrebbero profondamente disturbate nella loro millenaria nidificazione in quei luoghi dall’impatto delle opere di “messa in sicurezza”, come, anche, dalla pressione di frequenti arrampicate antropiche in siti oggi di esclusivo dominio della natura più incontaminata e selvaggia. Ad ogni piè sospinto, poi, le rupi del “Ciolo” con le loro grotte a vari livelli e i suoli interposti fra le rocce, son giacimenti a cielo aperto di reperti paletnologici e paleontologici di epoca preistorica risalenti alle epoche in cui quelle cavità videro la presenza di genti neanderthaliane e Cro-Magnon che lì vi si rifugiavano, e che praticavano la caccia nell'odierno territorio salentino, come nella pianura che si estendeva innanzi alle attuali falesie del “Ciolo” durante le epoche glaciali quaternarie che videro un significativo abbassamento del livello del mare di dievrse decine di metri, alle quali poi si aggiungono presenze archeologiche di tutte le epoche successive, dal neolitico all’età del bronzo, alla civiltà greco-messapica-romana, via via, sino a giungere con continuità ai nostri giorni; un luogo anche dalle importantissime valenze scientifiche quale “geosito” per la lettura geologica della storia del Salento nel corso di milioni di anni che quel luogo unicum permette.
Queste poche righe sono sufficienti per far capire quanto grave e grande è stato il pressapocchismo che ha portato lì questa aliena e contraddittoria, con tutto ciò che il Parco rappresenta, idea dell’arrampicata sportiva industrializzata in un simile contesto. Si invia non a caso questo appello urgente all’attenzione massima della Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici della regione Puglia nonché all’assessore Angela Barbanente, vice presidente e assessore alla Qualità del Territorio, perché d’urgenza fermino questa pericolosa deriva che, inoltre, male impiega denaro pubblico. Così come all'Autorità di Bacino di Puglia costituendo l'insenatura del 'Ciolo' il tratto terminale-foce di una gravina ospitante nel suo fondo una fiumara ad andamento temporaneo, pertanto, dall'alto intrinseco naturale rischio idrogeologico da tenere presente per una corretta e sicura fruizione minimale e a basso impatto del luogo, nonché per la presenza di correlate innumerevoli sorgenti d'acqua dolce che lì sfociano in mare sotto la linea di costa e il pelo libero delle acque marine.
Si invita, pertanto, a destinare quegli euro pubblici ad attività veramente coerenti con la tutela del paesaggio e con il nuovo PPTR, Piano Paesaggistco Territoriale Regionale: decementificazione, rinaturalizzazione, bonifica aree inquinate, rimboschimenti, ripiantumazione di piante autoctone, nonché per l’insenatura del Ciolo, e non solo, progetti atti a favorirw il ritorno della foca monaca essendo stato anche proprio il “Ciolo” con le sue grotte costiere-marine uno degli ultimi siti di avvistamento di questo importante mammifero marino nel Salento, motivo per cui ci auguriamo di legger presto da parte del medesimo Ente Parco coinvolto che quelle stesse 500.000 euro saranno destinate tra le altre cose agli studi e ai progetti atti a favorire il rapido ritorno di colonie di foca monaca nel basso Salento sulle coste del Parco costiero Otranto – Santa Maria di Leuca, progetto che passa da una minimizzazione della pressione antropica sui luoghi e loro corretta ed ecocompatibile fruizione, tutto l’esatto contrario di quanto, invece, oggi si connette a quella filosofia già altrove denunciata che, in una mistificatoria dialettica falso-ecologista, tenta di convertire in parchi giochi per bambini e in “parchi avventura” (?) con assurdi ponti tibetani, e non si deve aggiungere altro, i boschi del parco, ed oggi, ahinoi, persino ciò che tutti sanno essere quanto di più intoccabile e naturalisticamente sacro vi sia nel Salento: l’insenatura del “Ciolo”.
Per sua natura, come ci sottolinea chiaramente la rappresentante di ViaggieMiraggi, “il turista consapevole rispetta i luoghi visitati e adotta comportamenti coerenti: non abbandona rifiuti e si fa spesso carico di raccogliere quelli degli altri, non spreca acqua e ricerca strutture eco-sostenibili che non deturpano il territorio e sono espressione delle comunità ospitanti anche dal punto di vista dell’offerta culturale, oltre che della qualità del cibo. Ogni attività che non rientra nei comportamenti responsabili e rispettosi dell’ambiente dovrebbe essere scoraggiata in favore di quel dovere di cittadinanza attenta a ogni aspetto culturale e di difesa dei Beni Ambientali, Paesaggistici e Storico-Naturali, dunque, assumendo sintonia e relazione con le tante diverse realtà territoriali che operano in questa direzione. L’interesse da difendere è solo quello che preserva l’unicità e le specificità del nostro Bel Paese insieme allo sforzo di conservarlo per le generazioni future, tutelandone massimamente le sue peculiarità e senza assolutamente peggiorare l’esistente.”
In attesa di un Vostro riscontro, si porgono distinti saluti.
LA NATURA NELLE ALPI E' A RISCHIO, LO DICE LA UE - 'URGENTE UN CAMBIO DI ROTTA, A PARTIRE DALLA RATIFICA DEI PROTOCOLLI DELLA CONVENZIONE DELLE ALPI'
Dieci sono i pesanti provvedimenti della Commissione Europea contro l'Italia per contrasti con le norme ambientali previste nel diritto comunitario, e di questi ben tre si riferiscono a violazioni delle direttive sulla protezione della natura in altrettante valli alpine: la Valtellina, la Val Gardena e la Valle Aurina. La CIPRA Italia -Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi- nell'evidenziare come il nostro Paese disattenda con eccessiva disinvoltura le normative comunitarie - considera particolarmente gravi le violazioni che riguardano un territorio sensibile come quello alpino. Nello specifico, la Commissione ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Europea per la pista da discesa dei Mondiali 2005 a Santa Caterina Valfurva, realizzata nel Parco dello Stelvio senza le necessarie valutazioni d'incidenza, per la costruzione di una strada forestale a Koferalm nel comune di Campo Tures, nel Parco naturale delle Vedrette di Ries-Aurina e per una via ferrata realizzata in comune di Selva di Val Gardena, nel Parco naturale Puez-Odle.
'Sia in Valtellina che nelle Dolomiti i provvedimenti sono il risultato di segnalazioni fatte da associazioni ambientaliste' commenta Roman Zanon, presidente della delegazione regionale della CIPRA in Sud Tirolo 'siamo sicuri che si tratta solo della punta dell'iceberg di una diffusa incuranza nei confronti della necessità di preservare i biotopi più preziosi del nostro arco alpino. Ciò è tanto più grave in quanto le aree interessate sono protette anche da leggi dello Stato, delle Regioni e delle Province Autonome: occorre maggior rigore e attenzione nel preservare ambienti che fanno parte di un territorio conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, come quello delle Dolomiti.'
'La Commissione Europea ha dato un forte e chiaro segnale all'Italia: il nostro Paese deve tutelare con più serietà la natura delle Alpi, che è un patrimonio dell'intero continente - commenta Francesco Pastorelli, direttore di CIPRA Italia. - Un avvertimento assolutamente adeguato, noi stessi abbiamo più volte sollecitato le istituzioni parlamentari del nostro Paese a ratificare i protocolli attuativi della Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, come hanno già fatto molti Paesi confinanti, ma purtroppo fino ad ora non abbiamo ricevuto alcuna risposta, sebbene il disegno di legge sia alle Camere da più di tre anni. Anche in questa occasione dobbiamo denunciare un irresponsabile e grave disinteresse dell'Italia e delle Regioni italiane nei confronti dell'ambiente alpino.' (CIPRA Italia, 19 gennaio 2005)
Fonte: http://www.cai-tam.it/News/N00025.html
Si allegano i seguenti file: Lettera Erminia Manfredini legale rappresentante della cooperativa ViaggieMiraggi, 2 file pdf relativi all'avviso pubblicato sul sito ufficiale del Comune di Gagliano del Capo-Albo pretorio in merito al progetto qui contestato; 2 foto esemplificative dell'insenatura del Ciolo e del paesaggio costiero ad essa correlato.
Al seguente link vi è il Documento Comune di Gagliano del Capo Schema avviso esplorativo Comune di Gagliano del Capo
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
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Forum Ambiente e Salute del Grande Salento
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