Dieci donne coraggiose

La mostra al Museo Cavoti di Galatina rimarrà aperta fino al 18 marzo

Fino al 18 marzo sarà possibile visitare, nel Museo Cavoti , la mostra 'Segni di donne'. Pubblichiamo la presentazione fatta, il 2 marzo scorso, da Rosa Dell'Erba. (d.v.) Galatina Letterata associazione nata nel 2009 presieduta dalla dottoressa Rosanna Verter e composta dalle socie fondatrici Silvia Cipolla, Isabella Indraccolo, Romina Mele, Salvatore Beccarisi  inaugura la  seconda edizione della mostra collettiva di arte contemporanea alla presenza del sindaco dott. Cosimo Montagna e dell’Assessore alla Cultura prof.ssa Daniela Vantaggiato. L’allestimento accuratamente studiato e sofferto- per certi versi- (non tutte le opere hanno una collocazione facile talvolta) da Silvia Cipolla e dalle altre socie ha realmente dato risalto, valorizzandole, tutte le opere presenti in mostra, quest’anno la mostra comprende i cortometraggi di Elio Scarciglia, fotografo e regista, visibili contestualmente ed ospitati in una delle salette laterali.  Il pannello collocato all’ingresso del percorso contiene un racconto di Daniela Bardoscia, scrittrice ormai nota ai salentini e non solo, appositamente scritto per la mostra dal titolo “Da donna a donna” la cui recitazione sarà affidata alla prof.ssa Alessandra De Paolis.

La seconda edizione della mostra collettiva di pittura di  artiste salentine a due anni di distanza da Donna è (inaugurata il 13 marzo 2010) conta 10 pittrici ciascuna con due opere. La mostra è allestita nel nuovo braccio del museo Cavoti restaurato ed aperto al pubblico nel corrente anno.

Molti si chiederanno se non è sottocultura o semplicemente retorico restringere una mostra di pittura ad una riflessione di genere, pensarla come evento al femminile… purtroppo no, è ancora tristemente attuale:  i dati sulla violenza fisica, psicologica, verbale che offendono la dignità della donna sono in costante crescita. A Lecce è presente un centro anti-violenza dedicato a Renata Fonte ed è ancora tristemente attuale, ripeto, apprendere che il 32% delle donne nel mondo ha subito almeno una volta nella vita una violenza, in Italia il 14% una percentuale in crescita rispetto agli anni passati, eppure, se siamo qui stasera è grazie ad una coraggiosa collezionista americana che alla fine degli anni ’40, a Venezia, apre un piccolo museo a Palazzo Venier dei Leoni, (che acquisterà nel 1948 ed aprirà al pubblico l’anno successivo) dove trasferisce la sua collezione: Peggy Guggenheim, nipote del celebre Solomon proprietario del Guggenheim Museum di New York.
Già a Londra (nella propria galleria) propone Kandinsky, ancora sconosciuto,  Tanguy ed altri artisti emergenti delle avanguardie europee.  Successivamente anche Jackson Pollock, la cui produzione pittorica è stata spesso accostata, per ciò che riguarda la tecnica esecutiva, ad una Jam Session.
Le opere collezionate da Peggy erano all’epoca improponibili come opere d’arte: sia per i materiali poveri ad esempio il Mobile di Alexander Calder, sia per la forte presenza dell’astrattismo che era di difficile lettura e non aveva mercato, ma Venezia è un luogo aperto al cambiamento  e la Guggenheim ne resta rapita. E’ la città dove Carlo Cardazzo, gallerista lungimirante, proprietario della galleria “Il Cavallino” scopre ed ospita nelle sue mostre, le opere di un artista salentino sconosciuto appena giunto a Milano: Ercole Pignatelli  che attualmente è al culmine della carriera con mostre personali tenute in tutto il mondo. Pignatelli  nel 1951 lascia Lecce dove aveva frequentato il locale Istituto d’Arte intitolato a G. Pellegrino e si trasferisce a Milano, intanto a Lecce, proprio in quegli anni  il maestro Luigi Gabrieli insegnava l’arte di Picasso.
Stasera sono 10 le artiste altrettanto coraggiose, perché, anche se il nostro è un villaggio globale, è un villaggio in tempi di crisi e “l’arte che nasce nel silenzio della crisi” come ha scritto Luigi Latino merita attenzione e rispetto: Gabriella Torsello, Paola Rizzo, Maria Luce Musca, PinaGorgoni, Fabiana Luceri, Tonia Romano, Tiziana Sciacovelli ,in arte Tatiana Shake Welling, Filomena Vigna, Francesca Colitta, Rossana Giannico.

Torsello: artista docente viene inserita nel ristretto gruppo di artisti accanto a Luigi Spanò, Cosimo Marullo, Salvatore  Mazzotta, De Cesario, Paiano e Cataldi, da Toti Carpentieri nel catalogo Artisti contemporanei salentini Premio Luigi Gabrieli, curato da Salvatore Luperto, Toti Carpentieri e Antonio Lucio Giannone. Inizia la sua formazione artistica a Milano studiando grafica pubblicitaria, approfondisce gli studi di grafica a Modena, conseguendo presso l’Istituto d’Arte il diploma di Arte Applicata conclude  gli studi laureandosi presso L’Accademia di Belle Arti a Lecce. Partecipa all’Expo- Arte con un’opera selezionata in Accademia che attualmente è conservata presso la Pinacoteca Provinciale di Bari. L’ultimo evento che la vede protagonista insieme all’artista Francesca Testa è del luglio scorso: la Biblioteca comunale di Tuglie diretta da Franco Sperti ha ospitato una sua mostra. Tra le sue opere Verso La luce
Da sempre impegnata nella ricerca cromatica: le sue composizioni esprimono luce e dinamismo attraverso l’uso dei pigmenti caldi che contrastano, nella costruzione dello spazio, la diversa rifrazione della luce dei colori freddi. Il testo pittorico  -spiccatamente contemporaneo- rifugge dalla narrazione figurale tradizionale: nelle opere di Torsello, presenti in mostra questa sera, campeggia un minimalismo narrativo concentrato in una presenza segnica essenziale perché- come ci comunica l’artista- anche il colore può raccontare. I segni sono disposti e raggruppati in significanti : non c’è un’immagine reale, un significato certo nitido, appunto, che compare nella nostra mente, ma… segni, forme da sovrapporre ad immagini mentali che via via riaffiorano nella  mente.
Quello che invece è inequivocabile è l’uso della cromia accesa e del doppio supporto: 1) la tela che è da considerare ormai materiale “storicizzato” e quindi componente essenziale dell’opera d’arte - in quanto  materiale storico e nobile- viene assimilato nella creazione, fa “corpo” con l’opera e 2) il plexiglas che, invece, risulta essere il vero supporto, in quanto materiale ordinario ed è rosso fluorescente, per creare una continuità ideale con il colore predominante del testo pittorico.
C’è un segno al di là dei codici canonici che è la stessa luce: questo il significato della cromia accesa. Se ci interroghiamo e riflettiamo sull’uso del colore acceso nel rivestimento delle architetture storiche, ad esempio quelle di Murano, Burano Torcello nella Laguna di Venezia o l’uso del rosso  nell’architettura contemporanea,  quello ad esempio usato da Gae Aulenti nell’intervento di riqualificazione di Piazzale Cadorna a Milano o Ferrovie Nord-Nuovo Prospetto,  comprendiamo che questa scelta serve alla visibilità del corpo architettonico nella nebbia.
Allo stesso modo l’intervento di Renzo Piano al Beauborg di Parigi in cui il rivestimento esterno dell’edificio è composto da tubature di colore acceso. Ancora un colore che taglia il grigiore delle città.
Ma Torsello quale nebbia vuole dissipare? La luce fende la nebbia dell’indifferenza e della superficialità. L’arte astratta ha codici criptati:  invita ad una iniziazione, quella della contemporaneità.
La stessa  Aulenti autrice, tra l’altro, della ristrutturazione dell’attuale museo d’Orsay a Parigi afferma infatti:“La visita di un museo è un acceleratore di coscienza, il problema è di imporre, quasi di produrre, un’inquietudine intellettuale e non un appagamento, perché la visione dell’opera d’arte è sempre inquietante ed è generatrice di domande. Io credo che non esista una “tipologia del museo”, ma esiste “l’architettura del museo”.Torsello inoltre, allo stesso modo nel quale Munch ha espresso con l’immagine deformata nel celebre “Urlo”, una protesta, anche lei… protesta. Scopriamo verso chi è diretta la sua protesta.
Rizzo ha ispirato il personaggio di Eleonora, pittrice di ulivi, a Michele Stursi nel romanzo il Mangialibri. Al contrario di Torsello è attratta dalla narrazione e dalla descrizione che non è puro gusto calligrafico: il tocco del pennello col pigmento è… parola, comunicazione, dialogo con un unico soggetto: un albero, anzi, un ulivo, come tende a precisare Paola.
Dopo un confronto diretto con l’artista non è azzardato affermare che l’albero non è un semplice soggetto di un dipinto ma è di più: una figura di saggezza, atavica, fiabesca a cui raccontare, chiedere, con cui pregare e aspettare. L’ulivo appare in alcuni dipinti come umanizzato: si lascia scavare, deformare, scandagliare fino  a… smaterializzarsi, perdendo volumetria  e come telo mosso dal vento lascia l’elemento terra per librarsi nell’aria. Questo è il tema di molta della sua produzione, quella del suo primo periodo. Questa sera è in mostra un’opera che conclude questa fase ed è  il dipinto: Sospesa in cui è raffigurato l’albero - un ulivo- che si stacca dal suolo, privo di radici, si libra nell’ aria, sospeso, il passaggio in una dimensione “altra” è compiuto…anche il cielo non è reale. Quest’opera  conclude la fase del realismo fotografico e approda ad un surrealismo alla Magritte. La nuova fase produttiva è segnata dalla maturazione di nuovi interessi  ad esempio quello del ritratto: stasera è esposto  “Giuliano Sangiorgi” dei Negramaro. I ritratti sono fortemente realistici, fotografici. “Il ritratto avvicina anche chi è lontano da te” afferma la Rizzo. La dimensione intimistica di Rizzo è l’alveo in cui nasce la sua ispirazione artistica e, si sa, il silenzio è la culla del sé, il mezzo di trasporto su cui salire per iniziare il viaggio più importante nella vita di una persona: il viaggio interiore. Sembra che l’attività artistica sia il momento decisivo per l’affrancamento della donna da tutti gli eventi quotidiani e storici che offendono la sua dignità, almeno per come riportato da uno dei must della ricerca interiore al femminile cioè Donne che corrono coi lupi dell’analista junghiana Clarissa Pinkola Estes.
Nel viaggio, situazione che si presta a tante metafore, la memoria si fluidifica perché -soprattutto in quel tipo di viaggio- ciò che si porta con sé è l’essenziale. E’ questo l’aspetto su cui insiste la produzione di Maria Luce Musca che questa sera presenta l’opera Espressioni della Memoria che abbiamo già ammirato, l’estate scorsa, nella collettiva Syncronic Art a Martano curata da Raffaele Gemma, il critico che ha dedicato un lungo e approfondito studio ad Armando Marrocco, artista che ha molto inciso sulla formazione di Musca perché è stato l’argomento della sua tesi di laurea:  Mito e memoria nelle opere di Armando Marrocco. Musca è un’artista matura, dall’espressività sicura, sia nei soggetti di paesaggi, sia nella figura,  nei volti. Il lirismo della sua ispirazione compare in modo particolare, nel bellissimo dipinto Di passaggio (tecnica mista,  acrilici, smalti, carta, tessuto su tela) che ha meritato la copertina della personale ospitata al  Museo di Gallipoli con 30 opere in mostra. La “memoria fluida” di cui parla Gemma è sempre presente in qualcosa che scorre come in Panta Rei (il tutto scorre di Eraclito ) presentato al Premio Terna. La tecnica usata è olio su legno, il soggetto raffigurato è composto due volti di androidi.
Nel  2012 partecipa alla mostra collettiva Mediterraneo presso il Museo Cavoti curata da Luigi Latino -l’autore dell’unico bellissimo dipinto astratto ”Stato embrionale” presente nella mitica “sala 7 “ che ospita la Mostra permanente di Arte contemporanea inaugurata nell’autunno del 2008 alla presenza dell’Assessore Roberta Forte, del dott. Linciano e del prof. Antonio Cassiano. Nel dittico “Espressioni della memoria” è inutile la descrizione del volto intero: non è un ritratto, sono tutte le donne insieme, anche il corpo è tagliato a metà. Può sicuramente non essere azzardato pensare che la fluidità abbia creato uno scivolamento del soggetto su due supporti –che sostituisce l’inquadratura canonica della figura al centro della tela- al pari di un’immagine che è difficile da filmare perché è sempre in movimento. Il concetto della fluidità è alla ribalta dei fatti culturali, almeno dal 2002, quando Laterza pubblica Modernità liquida del sociologo Zygmunt Bauman, pubblicato per la 1° volta ad Oxford nel 2000 con il titolo Liquid Modernity. Per Bauman la dimensione dell’uomo  nella società tardo-moderna è quella di  un uomo vulnerabile fluttuante tra individualismo, instabilità dei rapporti sociali in genere, divisioni esistenziali.
Per Bauman la modernità è infatti la storia di un lungo processo di liquefazione. La fluidità di cui parla Bauman riguarda anche i movimenti di popoli, “i migrantes”. L’ immagine che compare in uno dei dipinti di Pina Gorgoni il bel  ”Durante il viaggio-racconto di una profuga” 2010 olio su tela.  Per il volto - descritto con tocco deciso e intenzionalmente privo di volumetria- l’artista utilizza  una cromia tradizionale. Lo sguardo intenso, eppure sfuggente, della donna a capo coperto,  campeggia sulla tela dallo sfondo privo di descrizioni perché troppo mutevoli sono gli scenari della sua preziosa vita.  Quest’opera ha ricevuto un importante riconoscimento dalla Accademia gentilizia “Il Marzocco” di Firenze cioè Il gran Premio Internazionale “Il Parmigianino” rilasciato “ai migliori artisti e letterati che elargiscono regalità all’Arte e alla Cultura”.  
Nell’altro dipinto “Mano nella mano , camminando verso casa (Foglie di tabacco-Omaggio a Vittorio Bodini) - tecnica olio su tela-, i personaggi sono di spalle, mamma e figlia.  Il gesto della madre che trascina la piccola è di una dolcezza toccante: tutte le mamme possono riconoscere la fatica della responsabilità, della consapevolezza del percorso, quel gesto indica appartenenza l’una all’altra, è un gesto che crea complicità, un gesto semplice che crea un legame vitale. Nella prima edizione della collettiva- Donna è- l’artista presentò un dipinto premiato a New York. 
La comunicazione attraverso la gestualità è il soggetto dei dipinti connotati dal realismo fotografico di Tathiana  Shake Welling.
Il polittico composto da quattro piccole tele con All I need, You and me, For ever, Together rappresentano gesti quotidiani di mani che s’intrecciano e creano legami più saldi di tutte le parole, perchè il gesto, il contatto fisico, è il dialogo più profondo. I soggetti sono infatti delle mani: giovani, di uomo, donna e bimbo.
L’altra opera “Promise for life” è dedicata alla creazione che la donna compie a volte miracolosamente: la creazione di un altro essere umano. Il soggetto del dipinto in mostra è ritratto nel momento in cui è stato  messo al mondo è un miracolo sorretto da una mano: nella sua grandezza e nella sua vulnerabilità, è vita palpitante. La Shake Welling ha un’intensa attività artistica ha partecipato a collettive come Salento Silente a Cursi con Gianna Stomeo, artista presente alla 1° edizione della collettiva di pittura promossa dall’Associazione Galatina Letterata.
Ha al suo attivo partecipazioni a numerose mostre :Collettiva a Lecce Arte al museo al museo Faggiano, collettive Arte e musica a Sanremo, a Taranto.
I titoli in inglese delle canzoni dei Beatles richiamano alla mente Abbey Road e dunque Londra dove Fabiana Luceri ha esposto alla Vibe Gallery in Clements Road. I dipinti in mostra stasera hanno per titolo: Anèr  Gunè, smalto e foglia oro su tela e Emozioni.Gallerie esclusiviste sono Epidemie dell’Arte, Copertino e Battaglia Gallery a Venezia e Milano. 
Londra è tuttora euforizzante anche se Berlino sembra imporsi  per la capacità propositiva del suo fermento culturale, ma Londra è sempre mitica, basti pensare al più grande museo di arti applicate che è il Victoria and Albert Museum.
Negli ultimi anni l’attenzione dei contemporaneisti sembra spostarsi sul più grande fenomeno di arte contemporanea, artisti emergenti e mercato che è rappresentato dalla Saatchi Gallery -per intenderci quella istituzione che ha promosso il fenomeno Damien Hirst :l’autore del famoso teschio tempestato di  brillanti, ma anche dello squalo in formaldeide allocato in un ristorante londinese-; Londra è business è la civiltà urbana che ha sperimentato la rivoluzione industriale già alla fine del ‘700 e una volta conosciuta cambia per sempre. Bellissimi i video dedicati alla produzione della Luceri: Impatti fecondi e Toccate primordiali. Bella la mostra L ’anima incartata a Taranto presso la galleria l’Impronta.
Partecipa alla mostra Omaggio a Picasso aLecce, ha al suo attivo mostre a Roma, a Senigallia, a Venezia presso lo Spazio fondazione Xante Battaglia,a Bari presso Auditorium della Vallisa con Liberamente.
Fabiana Luceri come curatrice insieme a Cesare Cassone e Leonardo Basile sarà qui al Museo Cavoti dal 6 aprile con la mostra Il tratto delle emozioni. Xante Battaglia ha detto di lei: ”si pone come intellettuale “contro” nelle percezioni distorte è antagonista alla storica “immacolata percezione” minimale oggettiva e razionale ottico-psicologica…i suoi dipinti negano la percezione, la reinventano per dare libertà informale alla materia ed a qualche accenno figurale”.
La sperimentazione dei materiali interessa l’ultima produzione di Tonia Romano presente anche alla 1° collettiva Donna è le opere esposte sono infatti realizzate con tubo catodico e poliuretano espanso, sperimentali nei materiali ma tradizionali nei soggetti che invece sono religiosi: come Salomè e Senza titolo. Lo sperimentalismo dei materiali, le tecniche miste, l’attenzione al materico, l’urgenza dell’impiego dei materiali in eccesso della società post- industriale non è nuova nella storia delle arti, ma è esplosa come emergenza del mondo contemporaneo. L’artista crea riusando studia i materiali non nobili, li assembla come nel movimento della Trash Art cui contribuirono lo stesso Picasso con la celebre Tete de Toreau (1943), assemblaggio di sella e manubrio di bicicletta.
Anche Mirò con Frullino detto Omino bizzarro (1937)  e l’americano Alexander Calder  con le Coq (1965 ), realizzato con scatole di conserva, contribuirono a nobilitare materiali di scarto ed utilizzarli sarcasticamente e in modo dissacrante come Pignatelli che, nella sua personale del 2010 tenutasi a Lecce e allestita presso l’ex convento dei Teatini, espone Martin Pescatore (1988 ) opera realizzata con calcare e lamiera, protetta da una campana di vetro, esattamente quelle generalmente destinate a proteggere le statue dei Santi! Dello stesso anno Rapace  assemblaggio con asta di lampada e lamiera, l’opera più recente è Nido (2010), stagnola e lamiera. Anche Pasquale Rizzo- artista-artigiano-insegnante- ha avviato a Latiano Il museo dell’alunno, dove molte opere sono realizzate con materiali del riuso. L’artista che riusa è un maestro perché insegna simbolicamente come ricostruire a generazioni che hanno perso la speranza ed è un artista perché crea, cioè rende straordinario ciò che per un osservatore comune è ordinario, anzi materiale da scarto.

Filomena Vigna descrive così le sue opere: Gira la città:  “circuito accellerato vortice di cose e case fuori dall’uragano della contemporaneità che gli ruota intorno”  e Pensiero magnifico: “è un  frammento dell’animo femminile che si libera e si intreccia alla realtà circostante rinnovandola. Esso è l’estensione che investe il presente, passato e futuro. Grembo materno, amore, coraggio che si impongono con l’affermazione dell’essenziale dell’intima essenza umana al di là della superficialità”. Al centro del suo interesse una città snaturante, da cui si fugge, quindi, perché impedisce con il ritmo disumano l’emanazione del Bene che parte dalla donna dal “frammento dell’animo femminile”, la liberazione di desideri, di pensieri, ma rigorosamente Far from the maddingcrowd!

Francesca Colitta espone  Quattro colonne S.Maria al Bagno e Campagna con trullo. Marcello Ippolito ha curato una piccola fortuna critica in cui giustamente parla di vedutismo in riferimento ai quadri in mostra, che non esauriscono, però, i temi della produzione della Colitta perché questa accoglie, infatti, anche soggetti di pittura botanica. Riproduzioni dal vero allo scopo di illustrare erbari, trattati scientifici genere pittorico che,  già famoso al tempo di Plinio il vecchio (61-113 d.C.), assurge a dignità artistica per la bellezza e il gusto miniaturale dei soggetti vegetali.

I dipinti di Rossana Giannico raffigurantiIl riposo della tarantatae Tarantati IV,sono un omaggio alla città di Galatina. La bella collocazione sull’altare mette in risalto i soggetti che ci rimandano figure femminili non in preda alla possessione, non descritte nel crudo realismo, come nel veristico racconto di Luigi Caiuli, prezioso documento pittorico, collocato nella sala della donazione che porta il suo nome. Le tarantate della Giannico sono un’interpretazione, un omaggio alla bellezza della donna, una bellezza rurale, spontanea e autentica (come la Nedda di Verga) che porta in sé la magìa del Sud, fatta di storia persa nel buio dei secoli, di lunghe linee di sangue a cui tanti popoli hanno concorso per creare la malinconia e la forza, la diffidenza e la tenacia delle donne salentine.
La Giannico annovera nella sua produzione anche opere eseguite con la tecnica del trompe l’oeil e numerosi altri soggetti già parte di collezioni private.

Conclude questa bellissima rassegna Elio Scarciglia, fotografo e regista che ha realizzato numerosi documentari e cortometraggi tra cui: La ragazza del mare (2012), Prima di tutto l’uomo (2010), Il respiro della montagna (2010), Le piccole cose, Il silenzio dei limoni, Antonietta De Pace rivoluzionaria gallipolina, C’era una volta Tina Modotti, Pietro Siciliani.
I cortometraggi sono diffusi su territorio nazionale. Scarciglia è presidente dell’Associazione culturale Terra d’ulivi fondata nel 2004. Stasera presenterà “A solo”, ”MatriKa”,  ”Shekara”. Da ricordare la mostra in 25 pannelli realizzata in occasione della visita dei reali del Belgio presso il Monastero di San Giovanni Evangelista a Lecce che si può visitare solo per invito.

 

 

 

 

 

Giovedì, 7 Marzo, 2013 - 00:05

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