Diario di una vita quasi normale

Quando le inaspettate situazioni della vita mi portarono a restare solo con mio figlio  di 10 anni, capii subito le maggiori difficoltà e le maggiori responsabilità, ma non mi persi di coraggio. Dovevo solo riorganizzarmi e così feci.  Avevo capito che per un po’ di tempo l’argomento avrebbe impegnato tutte le conversazioni di chi non aveva altri argomenti o altro da fare.   Immaginavo già il fascino indiscreto e la curiosità che può destare l’avere una occasione in più per imbastire un chiacchiericcio senza fine denso di notizie sapute e notizie inventate , un’occasione in più per costruire storielle che puntualmente sarebbero state sostituite da altre storielle. La cattiveria e la stupidità della gente era già  pronta a giudicare a rapportare tutto alla situazione di “genitori separati”  e giudicare  i figli come se fossero figli di un Dio minore. Per difendermi da luoghi comuni e malelingue mi attrezzai alla meglio, avevo capito che se un giorno il figlio di un genitore felicemente sposato fosse arrivato a scuola con il grembiule macchiato di latte dipendeva tutto dal fatto che la madre era troppo impegnata o da una svista  o un capriccio, ma comunque era un fatto normale. Ma se invece col grembiulino sporco di latte sarebbe arrivato il figlio di genitori separati, apriti cielo, povero figlio trascurato e sporco, dipendeva tutto dalla situazione familiare. Stessa storia nel caso  a scuola, lo stesso figlio,  non  “ fosse andato” tanto bene, tutto era riferito alla “situazione”.  
Stupido io che mi feci condizionare, ma anche fortunato per averlo potuto fare. Non capitò mai a mio figlio di andare a scuola o ad altri posti in disordine o trascurato. Fece tutti gli studi in maniera ineccepibile, al massimo, insomma non diedi alcun motivo a comari e pettegole di sparlare.  Per educare non esistono regole precise, a volte “come la fai la sbagli”, dipende un po’  da te, un po’ da chi devi educare e un po’ dalla fortuna.  Non ci sono opuscoli con le “istruzioni precise”. 
M’è venuto tutto naturale e spontaneo, non mi sono proposto, imposto o programmato niente, ho avuto la pazienza di conciliare tante cose. Quello sì.  Oggi, sono poche le cose di cui posso essere soddisfatto ma una, anzi la prima, è quella di aver cresciuto un figlio oggi trentenne, in maniera splendida.
Ha avuto la fortuna di avere amici straordinari che ancora oggi ricordo con affetto, insegnanti meravigliosi e tanto calore intorno da non avvertire quasi quello che mancava. La sua è’ stata  una  generazione che si è salvata, che non è stata travolta da alcool e intrugli vari.  Io non so se un genitore può guardare o dare giudizi al proprio figlio con occhi distaccati, obbiettivi, non so se è possibile dare un giudizio al proprio figlio senza avere gli occhi di un padre. Io ci ho provato.   
Nel mio “DIARIO DI UNA VITA QUASI NORMALE” ho provato a scrivere un aggettivo, una parola per descrivere mio figlio. Niente mi è sembrato potesse aderire, ho cercato sempre qualcosa in più, di più speciale, qualcosa dl più che superasse quanto pensato appena  prima.  Non ne ho trovati, o forse non ce n’erano, ho scritto perciò “indescrivibile”. 
Ho provato a farlo guardandolo come fosse un altro, con occhi estranei, diversi, ma non so se ci sono riuscito.

Giovedì, 14 Agosto, 2014 - 00:01