"Dialoghi sulle nuove frontiere dell’archeologia con i docenti dell’Università del Salento”

Riprendono martedì 15 maggio 2018 alle ore 17 presso il MUSA – Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento (via di Valesio, Lecce) gli appuntamenti del ciclo di conferenze “Il Passato per il futuro. Dialoghi sulle nuove frontiere dell’archeologia con i docenti dell’Università del Salento”, organizzato con la collaborazione dei docenti del Dipartimento di Beni Culturali.
Aprirà l’incontro l’intervento del professor Riccardo Guglielmino, direttore scientifico degli scavi che da trent’anni conduce a Roca il Dipartimento di Beni Culturali. Le ricerche hanno consentito di raccogliere innumerevoli testimonianze archeologiche, da cui si desume che il sito fu sede di uno dei più importanti scali marittimi del Mediterraneo nel corso dell’età del bronzo ed ebbe un ruolo rilevante nelle relazioni internazionali e nei traffici commerciali ad ampio raggio, per molti aspetti paragonabile a quello svolto in altre epoche da Brindisi e Otranto.
Dal XVI secolo a.C. l’abitato si dotò di possenti fortificazioni, che per complessità e monumentalità non trovano confronti in Italia. All’interno di queste opere di difesa, distrutte da un violento incendio a seguito di un assedio, sono state riportate alla luce le più antiche testimonianze antropologiche di un evento bellico di tutto il Mediterraneo, tra cui i sette scheletri esposti in calco al MUSA.
Tra le peculiarità che caratterizzano maggiormente il centro salentino figurano la precocità e l’intensità dei contatti con il mondo minoico-miceneo, favoriti dalla posizione strategica nel tratto più stretto del canale d’Otranto; basti pensare che la quantità di ceramica di tipo egeo rinvenuta nella sola Roca è numericamente comparabile con quella di tutto il resto d’Italia, grandi isole comprese.
Nella conferenza verrà esposta una breve sintesi sulle vicende dell’insediamento nel II millennio a.C. e sarà presentata una selezione dei reperti più significativi.
Seguiranno alle ore 17.30 gli interventi del professor Marcello Guaitoli e della professoressa Adriana Valchera, docenti di Topografia Antica, che presenteranno le attività di ricerca nel grande abitato di Arpi, in provincia di Foggia. L’insediamento, tra i più estesi dell’Italia preromana, ha occupato una posizione chiave nella geografia insediativa del Tavoliere delle Puglie ma è da sempre oggetto del fenomeno dello scavo clandestino che qui ha raggiunto livelli non tollerabili.
Il Laboratorio di Topografia Antica dell’Ateneo, a partire dal 1997, lavora in stretta collaborazione con il CNR, il Ministero per i Beni Culturali e il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri per monitorare l’area della città antica (estesa circa 1000 ettari e ricca di evidenze), e rilevare le singole presenze archeologiche e le tombe visibili scavate dai clandestini e ha realizzato una cartografia numerica finalizzata di particolare dettaglio per l’area archeologica.
Nel 2005 ha svolto una campagna di scavo nel settore nord-occidentale della città su un settore dell’aggere, l’antico muro di recinzione della città, e della necropoli. Durante la campagna di scavo sono stati individuati strati relativi alle fasi più antiche dell’abitato (VIII-VI secolo a.C.), strutture produttive di epoca daunia e alcune tombe a fossa e a grotticella. I risultati di queste ricerche stanno per essere pubblicate.
Le immagini riguardano 1. veduta aerea della penisola di Roca; 2. dischi solari in lamina d’oro (XI secolo a.C.); 3. foto aerea storica (IGM, volo base del 1955) dell’antico centro dauno di Arpi (FG); è possibile notare il perimetro (traccia chiara) dell’aggere; 4. Arpi: dettaglio della tomba 5 e del suo corredo

Martedì, 15 Maggio, 2018 - 00:04

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