"Devi dimetterti!" "Parla solo dopo esserti documentato!"

Battibecco a colpi di comunicati fra il segretario dei socialisti galatinesi e Roberta Forte

“La Vicesindaco Roberta Forte deve dimettersi. È accaduto un fatto gravissimo –scrive in un lungo comunicato stampa Giuseppe Spoti, segretario galatinese del Partito socialista- che rende opaca l’azione dell’Amministrazione Montagna ed inaffidabile sul piano politico-istituzionale la Vicesindaco della Città. Nei giorni scorsi è stata liquidata una fattura, dell’importo di circa  1.200 euro, emessa dall’avvocato Roberta Forte nei confronti della Centro Salento Ambiente a saldo delle competenze riconosciute in suo favore dal tribunale di Lecce. Si tratta dell’onorario relativo a una causa, in difesa di un ex dipendente della Csa, che ha visto agire la Vicesindaco  contro la stessa società mista nei confronti della quale ha un ruolo istituzionale, avendone addirittura la delega. Per quel che riguarda l’illegittimità di un simile comportamento richiamiamo gli organi competenti (primi tra tutti la prefettura e  il suo ordine professionale) ad effettuare  le opportune verifiche e gli eventuali provvedimenti del caso, ma è incontestabile  che (piaccia o non piaccia) Roberta Forte dovrà rinunciare alla poltrona che le è tanto cara. (…)Sul palese conflitto di interessi che è emerso dall’irresponsabile comportamento della Forte , in merito alla causa di lavoro che l’ha vista nel  doppio ruolo di attaccante e difensore, non si possono fare sconti. Sulla legalità è andata a casa la precedente amministrazione e il sindaco Montagna, che in campagna elettorale ha fatto sermoni sulla “casa di vetro”, sia ora conseguente”.

“Capisco di essere lo strumento che consente al segretario dei socialisti di Galatina di sentirsi vivo –replica Roberta Forte-  ma lo inviterei a parlare solo dopo essersi informato e per evitare ulteriori brutte figure di farlo solo se necessario. Nessuna incompatibilità è ravvisabile tra me ed il ruolo che rivesto, infatti da avvocato, all'epoca neppure assessore, ho difeso in giudizio un lavoratore contro la CSA, soggetto diverso ed autonomo dal Comune. La causa si è conclusa con una sentenza che ha visto la società, difesa autonomamente da un proprio avvocato, perdente con condanna alle spese.
Il caso di incompatibilità previsto dalla legge è quello dell'amministratore che accetta e svolge un incarico o consulenza per una società partecipata dal Comune e non il caso contrario in cui  difende la controparte. Solo la contorta fantasia del segretario socialista può immaginare che io abbia ricoperto ''il doppio ruolo di  attaccante e difensore'', quando in realtà la società era rappresentata da un proprio legale, che ha anche recentemente appellato la sentenza, emessa da un giudice terzo, che l'ha vista soccombente.
La fattura da me inviata alla CSA è pari all'importo sancito dal Giudice come condanna alla refusione delle spese legali sostenute dal mio cliente, che ribadisco non era la CSA. Quindi, ribadisco solo un incarico affidatomi dalla CSA avrebbe fatto scattare l'incompatibilità di cui si  farnetica in casa socialista. Comprendo, però, che, per quanto macroscopiche, queste differenze sfuggano a chi oramai vive di falsi scoop scandalistici forniti da sempre più sporadici cavalier serventi ed è comunque da sempre abituato a giudicare gli altri con il proprio metro ed è così impegnato a guardare a casa d’altri da scordarsi sistematicamente di farlo nella propria”.

Giovedì, 25 Aprile, 2013 - 00:05