"Curiamo i pazienti e facciamo risparmiare milioni alla Asl". La 'buona sanità' del Sert di Galatina

Vittorio Scrimieri racconta come funziona il 'protocollo' messo a punto al 'Santa Caterina Novella' e chiede altre risorse

Ci pensava da quando assunse la direzione del Servizio di Recupero Tossicodipendenze (Sert) di Galatina. Tre anni fa cominciò a fare un po' di conti, poi si mise al computer e tirò fuori un progetto riuscendo a farselo finanziare. Ebbe il plauso dell'Assessore alla Sanità della Regione Puglia e poi del Ministero della Salute che lo propose come modello da seguire. Fra qualche mese quel primo esperimento finirà. “Ci hasnno promesso che verrà rifinanziato -dice Vittorio Scrimieri- ma non basta. Abbiamo bisogno di rilanciarlo incrementando il personale e perciò i fondi”.

Quali sono le basi del progetto?
Il progetto per la cura dell'epatite da virus C nasce a causa della elevata prevalenza dell'infezione (circa il 60-70% nei tossicodipendenti) dovuta all'utilizzo di droghe  per via endovenosa con scambio di siringhe e di conseguenza del sangue infetto.Per fare diagnosi di infezione si sottopone il tossicodipendente a un prelievo di sangue  per la ricerca degli anticorpi del virus C (HCV AB). In caso di positività si esegue un secondo test per valutare la viremia, ovvero la presenza dell'RNA del virus nel sangue e la sua quantità. Si deve inoltre determinare il tipo virale  per inquadramento diagnostico.  È necessario l'esame ecografico dell'addome superiore  e, nei casi avanzati, di gastroscopia per studiare la patologia e determinare il percorso terapeutico. Da quest'anno il dott. Tronci, in qualità di consulente e gastroenterologo del progetto  effettuerà le indagini strumentali richieste dall'infettivologo dottoressa Gillini.

Che cosa succede ai pazienti che vengono trovati positivi ai test?
Nell'ambito del progetto i pazienti positivi per infezione HCV cronica (aventi cioè gli anticorpi ed anche l'RNA presenti nel sangue) vengono stadiati (tutti) (si vede a che stadio è giunta la malattia, ndr) ed alcuni vengono selezionati per essere sottoposti al trattamento integrato.

Quali sono i criteri con i quali vengono scelti i pazienti da inserire nel progetto?
Sono “candidati” al trattamento quei pazienti che effettuano tutti gli esami raccomandati per la stadiazione, che sono in una fase in cui sono ancora trattabili quindi non in cirrosi scompensata, che non presentano co-patologie che controindicano il trattamento e che non abusano di droghe e/o alcol da alcuni mesi.
Qualora nel paziente  si riscontri una problematica psicopatologica (disturbo d'ansia, depressivo) viene sottoposto a valutazione psicologica e psicodiagnostica oltre che a consulenza psichiatrica  per verificare se è opportuno che si sottoponga ad uno specifico trattamento psicofarmacologico prima e/o durante il trattamento antivirale, dato che la terapia antivirale può avere effetti sullo stato psichico.
La valutazione e l'eventuale monitoraggio  viene effettuata dallo psicologo componente del team del progetto e dai colleghi psicologi dei Sert di provenienza dei pazienti. La consulenza psichiatrica viene effettuata   e dal  collega psichiatra dott. Cataldini responsabile della U.D.Diagnosi del Dipartimento e dal Dott. Pietro Durante,  del reparto di Psichiatria Galatina componenti del progetto in qualità di consulenti.

Tutti i medici coinvolti in che modo decidono la 'sorte' del potenziale paziente?
Il percorso di arruolamento dei pazienti è stato da noi codificato al fine di poter consentire all'equipe del progetto una decisione collegiale tra tutti gli operatori (infettivologa, medico del sert, psicologo ed assistente sociale) circa l'idoneità del soggetto ad effettuare la terapia .In questa prima fase (maggio 2011-maggio 2012) dal maggio 2013 il progetto è stato utile per aver permesso l'avvio di uno screening di massa grazie alla assunzione di due unità infermieristiche per l'esecuzione dei prelievi ematici non solo per via venosa ma anche arteriosa in quanto in questi pazienti è difficile reperire una via di accesso utile per i prelievi e/o la somministrazione di terapie.

Quanti sono i potenziali pazienti che potrebbero essere sottoposti al protocollo?
Nella nostra  ASL. vi sono circa  2900 utenti in carico nei Sert. Ad oggi 582 di loro sono stati sottoposti a screening  e, precisamente, coloro che fanno riferimento ai Sert di Galatina, CampiSal, Copertino, Martano, Gallipoli e Lecce.
A Galatina sono state esaminate 230 persone. In loro la prevalenza di infezione cronica   è pari al 50% e, purtroppo, ci sono 21 pazienti di età media inferiore a 40 anni affetti da cirrosi di cui 6 in situazione di scompenso perciò non più candidabili alla terapia antivirale. Sono stati i nove pazienti  trattati nel 2012 (di cui 8 hanno terminato la terapia e sono in monitoraggio). Tre sono in terapia dall'inizio della ripresa del progetto nel 2013.

È una contabilità che fa riflettere.
Data la grandezza dei ‘numeri’ (pensiamo che in tutta la provincia i pazienti con necessità di cure siano fra 700 e 1000) è necessario da subito il potenziamento del personale non solo per proseguire lo screening e la ‘stadiazione’ dei pazienti ma soprattutto per sottoporre al trattamento antivirale  più tempestivamente i pazianti di cui già conosciamo lo stadio della malattia e selezionati onde evitare di dover sottoporre nuovamente gli ammalati  ai test e alle indagini per ridefinire il piano di trattamento.

Che cosa è necessario per raggiungere questi obiettivi?
Avremmo bisogno del supporto di un altro infettivologo ,di un gastroenterologo e di altre due unità infermieristiche, di uno psichiatra e di uno psicologo a tempo pieno. In tal modo l'attività ambulatoriale dedicata garantirebbe in modo adeguato e tempestivo il supporto nelle diverse fasi del percorso diagnostico e terapeutico (durata da un minimo di 4 mesi ad un  massimo di 18 mesi) e gestirebbe  quelle  criticità mediche, psichiatriche e tossicologiche  secondarie sia alla dipendenza patologica che al trattamento antivirale.

Che ‘vantaggi’ avrebbe la comunità salentina dal finanziare ulteriormente il vostro progetto?
I nostri pazienti se non curati nel giro di pochi anni peggioreranno  e faranno aumentare la spesa ospedaliera con costi superiori all'investimento richiesto dal progetto. Si pensi che, dai dati aziendali si evince che sono circa  800 i pazienti con cirrosi post infettiva in terapia in regime di day-hospital.o di ricovero ordinario nella nostra azienda e sottraggono al fondo regionale -comparto ospedaliero circa  2.000.000 di euro/anno.
Se il nostro progetto venisse bloccato a quelli si aggiungerebbero i ‘nostri’ e la spesa lieviterebbe  a 4.000.000 euro/anno. Stimando una sopravvivenza di circa altri 20 anni il conto è presto fatto fatto. A questo si  devono aggiungere i costi dei trattamenti  e degli esami prescritti dai medici di base e il costo dell'eventuale trapianto che oggi è di circa 150.000.00 euro. Se paragoniamo in valore assoluto il costo del personale del progetto a regime pari a 600.000.00 euro all’anno, al costo delle terapie pari a 12.000.00  euro a  paziente  si evince che il progetto comporterebbe da subito una riduzione della spesa sanitaria.  Raggiunti gli obiettivi la Asl avrebbe a disposizione una grossa cifra da impiegare per altri usi a favore dei cittadini piuttosto che spenderla in terapie.

Caso raro in sanità, il nostro progetto, in sostanza, permette di curare, spendendo molto meno facendo  ‘guadagnare’ in salute risparmiando alcuni milioni di euro.

 

 

 

 

 

Mercoledì, 11 Settembre, 2013 - 00:07