"Cruciali i primi mille giorni di vita"

Gli stili di vita non fanno la differenza: sono le esposizioni ambientali in utero e nel corso della vita che programmano o riprogrammano l’epigenoma che regola l’espressione degli oncogeni e dei geni oncosoppressori, ossia i geni che stimolano la proliferazione delle cellule e quelli che ne inibiscono la crescita. Questo il messaggio chiave dell’intervento del prof. Ernesto Burgio, tra i massimi esperti internazionali della nuova scienza Epigenetica. Il suo contributo ha arricchito il convegno «Prevenzione, salute e ambiente - Dalla tutela della maternità e dell’infanzia alla vita adulta», svoltosi ieri mattina nel Polo Didattico della ASL di Lecce con la partecipazione di esperti, studiosi e pediatri.
Gia, ma che cos’è l’Epigenetica? E’ sostanzialmente la scienza che ha colmato le lacune del modello genetico dei Nobel degli anni ’50 “Watson e Crick”, mettendo in crisi la stessa teoria Darwiniana della selezione naturale, che opera in realtà solo dopo che si sono determinate le modificazioni epigenetiche. Per epigenetica s’intende lo studio di quel complesso di meccanismi e reti di regolazione del genoma, fatto di micro-Rna ed altri sistemi regolatori che finora erano definiti erroneamente come “geni spazzatura” ma che, invece, sono i segnali che “spiegano” ai geni cosa devono fare (cioè quali proteine produrre) e alle cellule in che direzione evolversi.
“Sono i primi 1000 giorni di vita, dalla fecondazione ai due anni di età, ad essere cruciali” ha sottolineato Burgio, che poi ha aggiunto: “Si tratta del periodo in cui si forma l’hardware, cioè l’infrastruttura biologica dei nostri organi e sistemi, ma anche il software, ovvero quella fitta rete di interazioni neuronali (alla nascita un neonato ha 30 miliardi di neuroni, ciascuno dei quali collegato con 2500 sinapsi ad altri neuroni) e organiche. Gli interferenti endocrini, i pesticidi, i metalli pesanti, il particolato derivante dall’inquinamento atmosferico non fanno altro che interferire con la formazione del software già nel grembo materno, determinando alterazioni dell’epigenoma in grado di trasmettersi alle generazioni successive!”. Ma anche l’hardware – ha ammonito Burgio - “risente delle esposizioni ambientali come nel caso delle malattie neurodegenerative alla cui base ci sarebbe l’accumulo di migliaia o milioni di microparticelle di metalli all’interno del nostro cervello”.
Un vero cambio di paradigma, quello imposto dalla scienza epigenetica, che soppianterà in futuro i tradizionali modelli finora accettati come “dogmi” dalla scienza, contribuendo a spiegare i meccanismi fisiopatologici che sono alla base degli effetti osservati sulla salute umana in seguito alle sempre più gravose esposizioni ambientali cui siamo sottoposti.
Il prof. Burgio ne è fermamente convinto: “La veridicità della spiegazione che il paradigma epigenetico ci fornisce – ha detto - è dimostrato dal fatto che il massimo aumento di tumori si registra oggi sotto l’anno di età, cosa che sarebbe incompatibile con la spiegazione fornita dal vecchio modello basato sulle lente mutazioni genetiche nel corso della vita. A ciò si aggiunge che alcune malattie del neurosviluppo legate alla formazione delle reti neuronali negli ultimi due mesi di vita, come l’autismo, sono passati negli Usa, dal 1990 ad oggi, da 1 bambino su 2000 a 1 bimbo su 70, così come l’epidemia di obesità patologica che affligge il 36% degli americani. E le cose non vanno bene nemmeno da noi”.
La responsabile del Programma FIMP Ambiente di Lecce dr.ssa Maria Lucia Santoro, insieme al referente FIMP Provinciale dr. Lorenzo De Giovanni e alla referente CIPE dei pediatri di base dr.ssa Maria Innocente, ha quindi introdotto il progetto pilota della ASL Lecce, che mira a rendere i pediatri di base vere “sentinelle territoriali” raccogliendo nei prossimi tre mesi le informazioni relative a tutti i casi di tumori, malformazioni congenite e disturbi dello spettro autistico osservati nella pratica clinica ambulatoriale.
Il direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL Lecce, dr. Giovanni De Filippis, ha ribadito l’impegno dell’azienda sanitaria leccese in tema di Salute e Ambiente per la prevenzione primaria delle malattie oncologiche e degenerative, rilanciando l’attività della REPOL (Rete di Prevenzione Oncologica Leccese) e incoraggiando la ASL di Brindisi, presente col direttore del Dipartimento di Prevenzione dr. Adriano Rotunno, a essere parte attiva di un percorso comune per la tutela dei cittadini salentini. “La salute dei bambini, che rappresentano la popolazione più fragile, sta a cuore alla ASL Lecce”, ha affermato De Filippis. Sul campo Asl Lecce sta già sviluppando ricerche e studi sulle più importanti matrici ambientali: terra, acqua e aria. Dal progetto MINORE, fondamentale per studiare la presenza di inquinanti nella falda idrica del Salento, allo studio Protos, uno dei più grandi studi di tipo caso-controllo mai realizzato in Italia e in Europa, realizzato per verificare l’esistenza di un’eventuale associazione tra gli eccessi d’incidenza e mortalità registrati in Provincia di Lecce per tumore polmonare e possibili esposizioni di tipo personale, professionale, ambientale oppure legate a condizioni di vita o familiarità per neoplasie.
Una materia complessa e in continua evoluzione su cui la Direzione Generale della ASL Lecce sta investendo risorse e  competenze, con un unico obiettivo: fare prevenzione a vantaggio della Salute pubblica.

 

Martedì, 12 Settembre, 2017 - 00:05