COVID-19. "I guariti non sono untori. Dobbiamo rimanere distanziati ma uniti!"

Danila Teco, psicologa del Reparto di Malattie Infettive dell'Ospedale di Galatina, lancia un grido d'allarme ed un appello

“Era stato dimesso da qualche settimana dal Reparto di Malattie Infettive di Galatina e, nella piazza del suo paese, stava raccontando ad un amico, tenendolo alla dovuta distanza, la sua odissea con il coronavirus. Stava spiegando quanto fossero bravi tutti gli operatori sanitari galatinesi e con quale professionalità e umanità lo avessero trattato. In quel momento si è avvicinato un medico di famiglia che non appena ha sentito che era un guarito dal covid-19 si è subito allontanato senza neanche salutare”.
Danila Teco, psicologa in servizio nella Palazzina De Maria del ‘Santa Caterina Novella’ da ormai trentadue anni (undici in Psichiatria e gli altri agli ‘infettivi’), tradisce un’indignata emozione mentre racconta al telefono quello che è accaduto ad uno dei quindici pazienti che segue, attraverso il tablet, dopo che hanno lasciato l’alto isolamento galatinese perché guariti dal SARS-CoV-2 .
È sconfortante scoprire quanto poca conoscenza delle essenzialità sul coronavirus c’è ancora in giro -aggiunge- anche da parte di medici e tecnici del settore e quanto danno queste persone fanno a chi ha dovuto combattere con un nemico invisibile, riuscendo a vincerlo con l’aiuto della medicina ma anche e soprattutto trovando in sé le energie interiori per non lasciarsi sopraffare dal male”.
“’Uscito dall’Ospedale non ho più avuto riferimenti’, mi raccontano quasi tutti -sottolinea la dottoressa Teco- ‘non ho un medico che mi guidi ed incontro un muro sociale. La gente ha quasi paura di me’”. “Chi può (la Asl, La Regione, il Governo) deve spiegare a tutti che le persone guarite non rappresentano un pericolo -dice la psicologa- e bisogna aiutarle a riprendersi e a superare lo stato d’ansia in cui spesso vivono. Non basta pubblicizzare le precauzioni da adottare ed il rispetto delle regole di distanziamento sociale, occorre anche far comprendere che ognuno deve fare la sua parte per tornare alla normalità dei rapporti con chi è stato in ‘intimo’ contatto con il covid-19 ma è guarito e non è un untore”.
“Anche i parenti -conclude Danila Teco- vanno aiutati e guidati. Tutti i contagiati sono in uno stato di profonda malinconia e indicibile tristezza e devono sentirsi accanto persone che li comprendano. Stiamo tentando, per questo, di dare vita a dei gruppi di auto aiuto. Nel nostro territorio nessuno di noi si è trovato a vivere una disgrazia collettiva come possono essere la guerra, la fame o un terremoto. Il coronavirus, anche da un punto di vista sociale ed economico, ce ne ha data un’idea. Dobbiamo rimanere distanziati ma sempre uniti e non lasciarci reciprocamente soli”.

Sabato, 30 Maggio, 2020 - 00:08