Considerazioni a margine del G20
Sin dai trattati di Roma, i cittadini e i governanti dei Paesi dell’Europa unita si sono divisi in scettici e sostenitori. Questi ultimi, lungo il tempo, hanno avuto il sopravvento numerico, che ha consentito l’approdo alla moneta unica europea, enfaticamente descritta come la panacea di tutti i mali. Ciò non è accaduto, nè poteva accadere, per cui si sono raffreddati gli entusiasmi sull’intrapreso processo economico – politico. Quindi, i delusi sono cresciuti e crescono perchè, di fatto, economicamente si è in affanno e politicamente si è lontani da una operosa concretezza. Uno stato di fatto che alimenta fenomeni straordinari come l’immigrazione, sia essa spontanea, forzata o necessaria che sta scatenando ulteriori problematiche collaterali, comprese quelle dell’identità nazionale, delle variegate complessità multietniche e dei sistemi di sicurezza civica. Difetta, insomma, un appropriato slancio e ruolo dell’Istituto Europeo che, a sua volta, non può ricevere conforto nemmeno dalle Banche centrali nazionali, oramai messe fuori gioco. Realtà, per vero, che non può meravigliare più di tanto. Infatti l’Europa unita vive e ha futuro se si afferma davvero una dimensione sovranazionale con omogeneità legislativa e politica, che riduca le differenze e le disparità di ogni Stato – membro, senza, però, deturpare alcune peculiarità “casalinghe” attraverso la violenza di una specie di ruspa livellatrice di tutto e di ogni cosa. Vi sono, infatti, secolari tradizioni d’identità, che sono irrinunciabili. E’ quindi stolto, forse premuti da potentati multinazionali speculativi, attardarsi, nel Parlamento europeo, sulla composizione organolettica del cioccolato, sulle orecchiette pugliesi, su alcuni formaggi tipici, compiendo vere e proprie sortite di divieti insulsi e di condanne fuori posto. Come è pure perdita di tempo affannarsi a definire che “la camicia di notte non è un indumento esclusivamente notturno”.
Così, altro esempio, spetta agli asparagi. Sì proprio agli asparagi che devono avere, secondo l’assise europea, regole ben fisse circa il colore, la grandezza, il diametro, la calibrazione e perfino il taglio che “va fatto perpendicolare al loro asse”, come testualmente è stato prescritto nella Gazzetta ufficiale europea. Tutto ciò, palese prodotto di una complicata ed elefantiaca burocrazia europea, diviene particolarmente superfluo, anzi rischia il ridicolo, ingrossando le fila degli scettici sul possibile volo alto di un Europa unita che, secondo l’ispirazione dei Trattati di Roma, ha assoluto bisogno di politica alla grande anche per colmare le attuali specifiche aridità nazionali. Si parla pure di pensioni, di sviluppo, di lavoro, del problema enorme dell’ immigrazione e intanto si articola solo qualche valido proposito. Si tratta ancora di indicazioni di massima e labili, che occorre rendere precise ed operanti almeno quanto quelle degli “asparagi”, che, state attente, care massaie, vanno tagliati “in maniera perpendicolare al loro asse”. Lo obbliga l’Europa…serena, allegra, spensierata. (G.D.)
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