Conoscere il mondo senza muoversi da casa, ultimi giorni per candidarsi ad ospitare i ragazzi di Intercultura

Tramontato, forse, il tempo delle ragazze “au pair”, cercate e ambite con la speranza che riuscisse ad instillare nei pargoli quale parola d’inglese, gli  italiani ora decidono sempre più numerosi di accogliere gratuitamente in famiglia uno studente straniero.
Nel 2016 IPSOS ha stimato un numero complessivo di 2.800  adolescenti di tutto il mondo che sono stati accolti da una famiglia italiana e che hanno frequentato una nostra scuola per partecipare a un programma scolastico internazionale (fonte: Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura). Ad accoglierli è il 26% delle scuole italiane specialmente i licei (41%) e gli istituti di istruzione superiore (35%), soprattutto del Nord,  mentre nel Centro e al Sud, più le Isole, la percentuale scende rispettivamente al 28 e al 20%. Aprire le porte della propria casa a uno studente straniero significa conoscere una nuova cultura, nuove tradizioni, cambiare la propria percezione di quello che si dava per scontato: dalla situazione dei diritti umani, alla storia, a tutto quello che viene insegnato a scuola, nei 4 angoli del mondo. Che cosa spinge una famiglia ad accogliere? Sempre secondo una ricerca che IPSOS ha realizzato qualche tempo fa per Intercultura, ospitare un adolescente da un altro Paese comporta, per il 19% degli intervistati, un momento di confronto culturale, per il 18% rappresenta una crescita personale ed interiore, mentre per un importante 11% è uno stimolo per i propri figli per imparare a confrontarsi con una persona di un’altra cultura. Altre ragioni: quella di migliorare l’apprendimento delle lingue (10%),  quella di stimolare i propri figli, a loro volta, ad usufruire di una simile esperienza formativa all’estero (8%) equella di far conoscere la nostra cultura e le nostre tradizioni (6%).
Il prossimo gruppo di studenti pronti a sbarcare in Italia a inizio settembre con un programma di Intercultura prevede l’arrivo di 500 studenti di ogni nazionalità.
Le famiglie interessate a vivere questa esperienza di crescita hanno ancora qualche settimana di tempo  per informarsi sugli studenti in arrivo e inviare la propria candidatura. Per informazioni: http://www.intercultura.it/famiglie
A voler venire in Italia sono soprattutto gli adolescenti dell’America latina (29%) e… sorpresa sorpresa, quelli dei Paesi asiatici (24%), certamente attratti dal mito del Made in Italy, ambito dalle giovani generazioni dei Paesi emergenti. Per i restanti: il 24% arriva dall’Europa, il 13% da Canada e Stati Uniti, il 9% da Australia e Nuova Zelanda e l’1 dall’Africa. Questo almeno per quanto riguarda gli 878 studenti di 56 diversi Paesi che in questo anno scolastico hanno partecipato a un programma della Onlus Intercultura.

NON SOLO LOMBARDIA, PIEMONTE,  LAZIO: SICILIA, BASILICATA, SARDEGNA E PUGLIA LE  PIU’ ACCOGLIENTI
E’ interessante analizzare dove vengono accolti questi studenti. Tra le  878 famiglie che nei vari momenti di quest’anno hanno partecipato a un programma di accoglienza con Intercultura, salta subito all’occhio che molti vivono in piccole Regioni  dal cuore grande: prima tra tutte la Basilicata che ha aperto le porte di casa a 46 adolescenti stranieri, la Sicilia – ambitissima dai ragazzi – ne ha visti 78, la Sardegna 50, la Puglia 86. Anche le regioni colpite dal terremoto non si sono tirate indietro: in Abruzzo sono stati ospitati 16 ragazzi, nelle Marche 32, in Umbria 19. Tra le regioni più popolose, detiene il primato la Lombardia con 123 adolescenti ospitati, seguita da Emilia Romagna con 73, il Lazio con 63, Veneto con 55, Campania con 34.
Sono esperienze che durano tutta la vita: famiglie italiane che si muovono per i quattro continenti per assistere al matrimonio dei loro “figli” ospitanti cinese, messicano o australiano, oppure bambini italiani ora diventati adulti che vent’anni dopo vengono ospitati dal “fratello” maggiore dall’altra parte del globo, o ancora: vacanze in giro per il mondo vissute fianco a fianco con la “famiglia” gemella.
E alla fine, può capitare di avere persino una star come figlio straniero. Solo per citarne alcuni: l’australiana Andrea Boyd, responsabile delle comunicazioni tra il centro dell’ESA in Germani e la Stazione Spaziale Orbitante, venticinque anni fa è stata ospite di una famiglia catanese, negli stessi anni in cui da Catania partiva per il suo anno all’estero Luca Parmitano, futuro astronauta dell’ESA; Alfreð Finnbogason, punta della nazionale islandese ai recenti Europei tra il 2006 e il 2007 ha passato un semestre  in Sardegna con Intercultura: nel suo anno in Italia ha potuto migliorare le sue capacità agonistiche, giocando nelle giovanili della Torres, con la quale ha disputato anche un amichevole contro l'Italia Under-17. Il brasiliano Miguel Ribeiro Teixeira noto pianista ora in Italia, ha trascorso un anno a Taranto nel 2008, e lì ha scoperto il suo talento musicale.
“Accogliere uno studente di un altro Paese è un'esperienza che coinvolge tutti in casa – spiega Andrea Franzoi, Segretario Generale di Intercultura -  “è un modo per ampliare i propri orizzonti, guardando le cose da una nuova prospettiva, per ritrovare il piacere di stare insieme e per stimolare momenti di dialogo. La convivenza con uno studente straniero porta a riflettere su stereotipi e pregiudizi che sono ancora presenti nella nostra società. Saper cogliere le esigenze di un’altra persona e saperle mediare con le proprie è uno degli elementi chiave per chi partecipa a un programma di scambio: la ricerca di questo punto d’incontro ha un valore profondo e contribuisce al cambiamento della nostra società e alla crescita di nuove generazioni più aperte alle differenze culturali”.

Mercoledì, 12 Luglio, 2017 - 00:04