"Come si fa ad autorizzarla a Galatina se ortopedia non c'è nemmeno a Lecce?" La biografia di Domenico Galluccio
Fino a tutta la prima metà del secolo scorso ed anche dopo nell’Ospedale di Galatina, come in tutti gli Ospedali della Provincia di Lecce, il servizio di ortopedia era espletato dai chirurghi. A tal proposito è significativo il fatto che il primario chirurgo del Nosocomio galatinese, prof. dott. Donato Vallone, il 3 dicembre 1948, informato che gli sarebbero state corrisposte £ 240.444, quale quota spettantegli sui proventi da operazioni e cure effettuate ad infermi paganti in proprio, avesse dichiarato di rinunziare all’intera somma per devolverla all’Ospedale, chiedendo, però, che dalla stessa fosse detratto l’importo relativo all’acquisto dell’apparecchio per la cura delle fratture, da lui già richiesto con insistenza. D’altronde le norme sanitarie vigenti all’epoca non prescrivevano al medico un’apposita specializzazione per l’esercizio dell’ortopedia.
Nel 1941 Domenico Galluccio, nato a Galatina nel 1917, si era laureato in medicina e chirurgia e, durante la II guerra mondiale, fu per quattro anni Ufficiale Medico nella Marina Militare. Una volta congedato si recò a Bologna per specializzarsi negli Istituti Ortopedici Rizzoli, culla dell’ortopedia italiana.
Conseguita la specializzazione rientrò a Galatina nel 1952 col fermo proposito di istituire uno specifico servizio di ortopedia nel locale Ospedale “Antonio Vallone”. Per far questo dovette chiedere il permesso del Medico Provinciale pro tempore, il quale obiettò: “… ma come faccio ad autorizzarti a Galatina, se l’ortopedia non c’è nemmeno a Lecce…!”. “Ma proprio per questo deve autorizzarmi!”, soggiunse Lui.
Il Nostro in data 20 giugno 1952 stipulò con il Comitato di Amministrazone dell’E.C.A., che gestiva l’Ospedale “Antonio Vallone” di Galatina, la seguente convenzione: 1) Il dott. Galluccio si impegna a prestare la propria opera, senza alcun compenso, per la cura degli ammalati di traumatologia e di ortopedia ricoverati per conto di Comuni ed Enti; 2) lo stesso si sarebbe potuto servire della propria attrezzatura, che avrebbe trasportato in Ospedale, con la possibilità di riprendersela allo scadere della convenzione; 3) per i ricoverati in conto di Enti Mutualistici il dott. Galluccio avrebbe percepito l’intero onorario medico pagato dagli stessi; 4) dai paganti in proprio il dott. Galluccio avrebbe ricevuto l’intero onorario medico, mentre l’Ospedale avrebbe percepito la retta di degenza e i diritti per la sala operatoria e la sala gessi; 5) dai paganti che richiedessero cure fisiche…, sia ambulatoriamente che ricoverati, il dott. Galluccio avrebbe percepito il 50% degli introiti, mentre il rimanente 50% sarebbe andato al Nosocomio; 6) tutto il materiale sanitario occorrente nella sala operatoria e nelle sala gessi sarebbe stato a carico dell’Ospedale; 7) la convezione sarebbe durata dal 1°giugno 1952 al 31 maggio 1954.
Così l’antico Ospedale orsiniano, a circa 550 anni dalla sua fondazione, accolse il primo specifico servizio di ortopedia della Provincia di Lecce, impiantato in maniera inconsueta ad opera di uno specialista, che era anche proprietario della necessaria strumentazione sanitaria. Tuttavia l’iniziativa si rivelò oltremodo proficua sia a beneficio degli infermi che nell’interesse dell’Istituto di cura, proprio come avvenne 14 mesi dopo per il servizio chirurgico in seguito all’assunzione del dott. Vincenzo Carrozzini, astro nascente della chirurgia. Assunzione questa che ebbe luogo, però, per via normale in data 26 agosto 1953, dopo la volontaria uscita di scena del prof. Donato Vallone.
I dottori Galluccio e Carrozzini, entrambi dotati di preparazione e professionalità notevoli nonché di squisite doti umane, in breve tempo portarono all’eccellenza rispettivamente il reparto di ortopedia e quello di chirurgia dell’Ospedale “Antonio Vallone”, con grande soddisfazione dell’utenza ed incidendo in maniera oltremodo positiva nell’economia dello stesso Ente. Quest’ultimo effetto è bene evidenziato nelle ripartizioni fra i medici (fatte periodicamente dall C.d.A. dell’E.C.A.) dei proventi derivanti da operazioni e cure prestate ad infermi paganti. Per esempio, il 28 dicembre 1953 la somma di £ 780.460 di tal genere venne così ripartita: £ 81.650 all’Ospedale, £ 312.000 al chirurgo Vincenzo Carrozzini, £ 238.000 all’ortopedico Domenico Galluccio ed il resto, pari a £ 148.810 da suddividere ad altri sette sanitari, tenendo conto delle particolari competenze di ciascuno di essi.
Allo scadere della sopraccitata convenzione (31 maggio 1954) il dott. D. Galluccio riprese, come stabilito, le proprie attrezzature che, verosimilmente, trasferì a Lecce nell’erigenda clinica privata di sua proprietà, detta “Villa Bianca”, la quale entrò in funzione nel 1955.
Intanto alla fine del marzo 1954 nella gestione del Nosocomio al dimissionato C.d.A. dell’E.C.A. era subentrato il Commissario prefettizio, dott. Gaetano Laforgia. Questi nel giugno dello stesso 1954 provvide ad adeguare lo Statuto Organico sia alle norme sanitarie vigenti che allo sviluppo avuto dall’Ente negli ultimi tempi. Ciò gli consentì di procedere nel successivo luglio alla copertura di alcuni posti previsti dalla nuova pianta organica, nominando provvisoriamente vari sanitari, fra cui cinque specialisti, i quali vennero assunti come ‘consulenti sanitari’, ognuno con diritto al 75% del ricavato dalle cure prestate a pazienti paganti.
Uno di tali consulenti era appunto il dott. Domenico Galluccio, il quale aveva l’obbligo di essere giornalmente presente in Ospedale e per questo avrebbe anche ricevuto mensilmente un rimborso spese forfetario di £ 12.000.
Lo stesso Commissario La Forgia alla fine del novembre 1954 acquistò dalle Officine Rizzoli di Bologna l’intera strumentazione per il reparto di ortopedia, pagandola circa due milioni di lire.
L’Istituto di cura galatinese, che dal Prefetto di Lecce era stato declassato ad “infermeria” il 19 ottobre 1939, venne dallo stesso classificato “Ospedale di III categoria” con apposito decreto del 21 dicembre 1954. Questo riconoscimento, atteso per ben 15 anni, diede la possibilità al Commissario di bandire il 25 giugno 1955 i concorsi per i posti di primario medico, primario chirurgo, primario ortopedico, aiuto medico, aiuto chirurgo, aiuto ortopedico, farmacista, di un’ostetrica e di quattro assistenti medici.
Intanto il precedente 15 giugno al dott. Domenico Galluccio, che da circa un anno prestava servizio in qualità di Consulente ortopedico, era stata conferita la nomina provvisoria di primario.
Entro il secondo semestre del 1955, all’infuori del concorso per primario ortopedico e per aiuto medico, tutti gli altri concorsi furono regolarmente espletati da commissioni esaminatrici per la maggior parte presiedute dal dott. Gaetano La Forgia; ne erano risultati vincitori i medici che già occupavano con nomina provvisoria i relativi posti. Solo per il posto di aiuto ortopedico risultò al 1° posto della graduatoria una dottoressa, che non era già in servizio, la quale si dimise dopo pochi giorni per cui fu assuntto il dott Angelo Podo, 2° in graduatoria, che era già incaricato.
Nel luglio 1957 fu anche fatto il concorso per aiuto medico, mentre quello per primario ortopedico non ebbe luogo né finchè rimase in carica il Commissario La Forgia (2 gennaio 1957) né dopo, durante la gestione di due successivi Comitati dell’E.C.A., presieduti da Palmina De Maria.
Intanto a partire dal 15 maggio 1961, in ottemperanza del D.P.R. 23 marzo 1960, alla gestione dell’Ospedale era subentrato un apposito Consiglio di Amministrazione (C.A.O.), costituito da Palmina De Maria-presidente, Donato Moro, don Mario Rossetti, Zeffirino Rizzelli e Corrado Villani, nominati rispettivamente dal Medico Provinciale, dal Prefetto, dall’Ordinario Diocesano, dal Comune e dall’E.C.A.. Questo nuovo Organo ( peraltro anche rinnovato il 14 novembre 1962, nelle persone di Palmina De Maria - presidente, Gustavo Giordano, Salvatore Zuccalà, Pasquale Coluccia e don Mario Rossetti) soltanto ad oltre 26 mesi dal primo insediamento, con apposito avviso del 1° agosto del 1963, rese pubblica la riapertura, fino al successivo 9 settembre, dei termini per la partecipazione al concorso per primario ortopedico, riconoscendo però piena validità alle domande che alcuni medici avevano già presentato nel 1955.
Il medesimo C.A.O. nella seduta del 4 dicembre 1963, dopo aver dichiarato ammessi al concorso i dottori: Domenico Galluccio, Paolo Miglietta, Giovanni Minervini, Vincenzo Roberto, Giacomo Rosa e Vittorio Valerio, fu informato dalla presidente De Maria che il dott. Domenico Galluccio in una lettera del precedente 20 novembre aveva lamentato che, né con l’avviso di riapertura dei termini né in altro modo, a lui, che aveva presentato la propria domanda nel 1955, nulla era stato comunicato in ordine alla facoltà di integrare la documentazione ad essa allegata con i titoli successivamente acquisiti, e perciò aveva richiesto un provvedimento che gli permettesse la presentazione degli stessi entro un termine perentorio.
Nel successivo dibattito il consigliere avv. Salvatore Zuccalà propose di non ignorare la richiesta di Galluccio e di pubblicare un nuovo e più completo avviso di riapertura dei termini per la presentazione di domande e/o documenti da parte dei candidati al concorso in questione, tenendo anche conto del fatto che il precedente avviso era stato pubblicato in periodo feriale.
La proposta Zuccalà, votata a scrutinio segreto, riportò un solo voto favorevole sui cinque espressi.
Le prove d’esame ebbero luogo nei giorni 16 e 17 dicembre 1963.Una settimana dopo il C.A.O. approvò la seguente graduatoria dei vincitori: 1° Paolo Miglietta con punti 335,88/500, 2° Domenico Galluccio con p. 291,65 /500, 3° Giacomo Rosa con p. 284,41/500.
Cosi, in maniera veramente kafkiana, fu “estromesso” dall’Ospedale di Galatina un vero pioniere dell’ortopedia, che vi aveva creato e diretto con successo per 11 anni il primo reparto ospedaliero di ortopedia della Provincia di Lecce, conseguendo in esso risultati scientifici e professionali rimasti esemplari ed anche insuperati per molto tempo.
Intanto due ricorsi al Consiglio di Stato (C.d.S.) in sede giurisdizionale erano stati già presentati dal dott. Domenico Galluccio: il primo tendente ad ottenere l’annullamento della deibera n.269/16 luglio 1963, relativa alla riapertura dei termini del concorso in questione; il secondo sia per i motivi esposti nel primo che avverso l’esito del concorso al posto di primario ortopedico.
Trascorsero circa tre anni prima della sentenza con cui la V Sezine del C.d.S. dispose l’annullamento della “… procedura del concorso relativo al posto di primario ortopedico,…, a partire dal provvedimento di riapertura dei termini fino all’atto di approvazione della graduatoria e di nomina del vincitore.”
Pertanto il C.A.O. presieduto da Palmina De Maria, per dovendo dare esecuzione a tale sentenza, provvide ad un rigoroso rifacimento del concorso in questione. A questo vennero ammessi Domenico Galluccio, Paolo Miglietta, Giovanni Minervini, Vincenzo Roberto e Giacomo Rosa.
Le prove d’esame ebbero luogo il 9 ottobre 1967, ma dei cinque candidati si presentò soltanto Paolo Miglietta, che naturalmente risultò vincitore.
Al dott. Domenico Galluccio bastava aver ottenuto dal Consiglio di Stato il suddetto annullamento, poiché ormai non aveva alcun interesse a rientrare nel Nosocomio galatinese, in quanto da più di un triennio era primario ortopedico nell’Ospedale di Scorrano, dove in tutta serenità rimase in servizio sino alla pensione, dando il meglio di sé. Proprio in quella sede, infatti, mise a punto una tecnica di cura delle fratture ossee, basata su quelli che, regolarmente brevettati, sono indicati dalla letteratura medica come “chiodi Galluccio”. Con tal tecnica “…Senza incidere le pelle si fa un foro nel canale midollare con un piccolo punteruolo e si mettono i fili molto sottili di un acciaio molto particolare, detti appunto ‘chiodi’, che vengono modellati a spirale nell’osso. Così l’osso viene rinforzato dall’interno, e il paziente non ha bisogno né di gesso né di altro…” ( da un’intervista al dott. D.Galluccio, riportata dal settimanale “il Corsivo”, n.9 del 15 marzo 2003).
Si noti che in assenza di tagli chirurgici si riduce al minimo il rischio di infezioni, per cui il ricorso alla tecnica Galluccio è particolarmente utile e opportuno quando vengono a mancare gli antibiotici, come è accaduto nell’Iraq di Saddam Hussein a causa dell’embargo, subito in seguito alla ‘guerra del Golfo’ del 1990-91. E proprio in Iraq nel 1995 venne chiamato il Nostro per presentare ed introdurre nella Clinica Ortopedica di Baghdad l’uso dei suoi “chiodi”.
I galatinesi, già shoccati dalle assurde manovre con cui nel 1963 era stato “estromesso” dal loro Ospedale un valididissimo, gentile ed innovatore medico specialista in ortopedia, non potendo più contare su un efficiente servizio ortopedico esistente nella propria Città, cominciarono ad intraprendere con sempre maggiore frequenza “viaggi della speranza”, che continuano ancora oggi, verso Ospedali di altri Comuni vicini e lontani. E per molti anni hanno avuto la fortuna di poter ricorrere alle cure del dott. Domenico Galluccio prima recandosi all’Ospedale di Scorrano e successivamente a Lecce, presso la clinica “Villa Bianca”, nella quale il Nostro fu attivo fino all’età di 91 anni, quando effettuò un ultimo intervento con i chiodi…Galluccio per frattura di omero.
Visse ancora qualche anno e alla sua morte fu rimpianto da quanti lo conoscevano, ed in particolare dagli ortopedici pugliesi, dei quali era il decano.
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