"Come curo il corpo e 'l'anima' dei miei pazienti"
“Il Medico di Famiglia, per il ruolo che riveste e per l’intimo rapporto che ha con le persone che assiste è l'unico a poter fare per i suoi pazienti quello che nessun altro medico può offrire: curare, al tempo stesso, l’anima ed il corpo, sostenere spirito e materia, per aiutare donne e uomini a sopportare la sofferenza che viene, semplicemente, dal “peso della vita”. Antonio Antonaci, 55 anni, medico galatinese, è talmente convinto di quanto afferma che da due anni lo ha tradotto in pratica. Quando i suoi pazienti si rivolgono a lui (da 15 anni fa il medico di famiglia) hanno la possibilità, se lo desiderano di avere un colloquio anche con uno psicologo.
L’esperienza, innovativa a livello nazionale, ha suscitato un certo interesse anche a livello internazionale ed il dottor Antonaci, nell’aprile scorso, è andato ad illustrarla anche a l’Havana. La sua relazione, molto apprezzata (si apriva con un commosso ricordo di Paolo Borsellino) è stata a lungo applaudita.
“Non stiamo parlando di patologia della mente, di problemi di tipo psichiatrico, ma stiamo parlando di assenza di benessere e, quindi, di salute -ha spiegato il medico galatinese- a causa di tutto quello che, dentro di noi, scatenano, quotidianamente, gli eventi della vita, in maniera normale ed in forma per così dire “fisiologica”: frustrazioni, paure, preoccupazioni, angosce, rabbia, stanchezza mentale, conflittualità offese, sconfitte, delusioni. Tutte cose che non costituiscono, di per se stesse, “stato di malattia”, ma stati, condizioni fisiologiche che, certamente, non portano né al benessere né alla salute e che, dunque, vanno considerate e affrontate da chi ha la responsabilità dell’assistenza medica dell’essere umano”.
“Per realizzare questa attività non bastano cuore e fantasia, ma ci vuole una organizzazione adeguata, bisogna lavorare in gruppo, in maniera integrata. Con me collaborano un altro medico, una giovane dottoressa, un infermiere professionale, una OSS operatrice socio-sanitaria, una segretaria ed una psicologa”.
“Tutti i servizi offerti in ambulatorio e a domicilio da questo personale (ai miei 1500 pazienti) -chiarisce-sono completamente gratuiti, poiché garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale italiano; fatta eccezione per la disponibilità della psicologa e dell’assistenza psicologica, che invece è a mio totale carico”.
Come si svolge una visita nel suo studio?
“In pratica, funziona così. Nel corso del colloquio, che sempre precede una qualsiasi visita medica, io e la psicologa, che siede accanto a me, intercettiamo il caso che potrebbe beneficiare della sua competenza; quindi, viene proposto all’interessato un primo colloquio con la psicologa, in un’altra stanza ed alla fine della mia visita medica. Dopo questo primo incontro, il paziente, se vorrà, ne farà altri, su appuntamento. Sempre gratuiti. Se, a seguito di queste sedute, la psicologa dovesse rendersi conto che il soggetto ha una vera propria patologia di tipo psichico, finora misconosciuta o sottovalutata, cioè non trattabile solo con il supporto psicologico, rimanda da me il caso clinico ed è, poi, mia competenza trattarlo con i farmaci, prescrivere degli accertamenti diagnostici o, eventualmente, anche inviarlo dallo specialista psichiatra.
Ma se non è così, se il paziente non è uno psicopatico, sarà bastato questo tipo di approccio, tale supporto psicoterapeutico minimo, di base, per evitare assunzione di farmaci inutili e dannosi o la somministrazione di medicine al proprio figlio, da parte di genitore in disagio psicologico, per esempio. Si sarà evitata l’esecuzione di esami invasivi e costosi per il sistema sanitario nazionale.
In questa maniera, il guadagno, in termini di salute, ed il risparmio, in termini di risorse economiche pubbliche, sono enormi”.
“C’è poi il sostegno psicologico a coloro che si devono sottoporre ad interventi chirurgici che scoprono di avere gravi patologie, come il cancro e devono essere aiutati a superare mentalmente questa nuova e difficile prova consegnata a loro dalla vita. Non dimentichiamo i problemi di coppia, legati ad impotenza psicologica e, infine il sostegno ai familiari, a coloro, cioè che sono costretti ad assistere ed a convivere in un genitore anziano e malato o con un coniuge che improvvisamente si ammala di patologie progressivamente invalidanti, prima tra tutte il Morbo di Alzheimer; patologie che stravolgono tutto l’assetto familiare e l’equilibrio psicofisico di tutti i suoi componenti. Anche qui il supporto psicologico, giunge come la mano di Dio”.
Il 30 maggio lei interverrà a Palazzo Teodoli della Camera dei Deputati ad un convegno dal tema molto particolare (“Cambiamenti radicali come prerogativa per il benessere psicofisico dei militari e delle forze dell’ordine: dai disturbi post traumatici ai ricongiungimenti familiari”). Di che cosa parlerà?
“Qui focalizzerò l’attenzione sulla necessità di un supporto psicologico alle persone che vestono una divisa, per servire lo Stato e sull’estrema difficoltà che esse hanno a farsi aiutare, proprio per il ruolo che rivestono. Fra i miei assistiti ci sono uomini della Guardia di Finanza, carabinieri, agenti della Polizia di Stato, militari (quelli operativi) che soffrono psicologicamente e seriamente per i carichi di lavoro, lo stress, e soprattutto, per la mancanza di “considerazione” da parte di chi sta “sopra di loro”. Si confidano solo nel mio studio ma non si fanno aiutare per non perdere l’autostima e la dignità; nulla lasciano trapelare all’esterno e sopportano per puro senso del dovere e vergogna. Sono dei duri solo esteriormente.
Da qui nasce la mia idea di offrire un supporto psicologico a persone, si badi bene, non malate psichiatricamente, ma normali e, solamente, ‘indebolite’ dal peso della vita, presso lo studio del loro medico di fiducia; non in un ambulatorio Asl dove si viene visti e ‘classificati’ e dove non andranno mai.
Dal medico di base nessuno può immaginare nulla. Privacy, riservatezza e rispetto dell’immagine sono garantiti; poiché nessuno sa se si è lì per una banale prescrizione o per altro.
Questo è il punto, l’intuizione direi, importantissima e fondamentale per questa fascia di lavoratori al servizio dello Stato.
Ciò consente di fare vera prevenzione delle malattie mentali, per non arrivare, forse, se non si interviene per tempo, alle tragedie che vediamo nei Tg.
Quello che bisogna fare, e su cui mi sto impegnando, è sensibilizzare le istituzioni e far si che questa idea prenda piede. Affinché l’assistenza psicologica presso il medico di famiglia possa diventare un nuovo LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e quindi facilmente usufruibile da tutti”.
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