'A coloro che hanno vinto'

L'opera di don Biagio Mandorino verrà eseguita a Galatina il 15 giugno

Domenica 15 giugno 2014 alle ore 20:30 verrà eseguita a Galatina, sul sagrato della Chiesa del Carmine, l’opera sacra “A COLORO CHE HANNO VINTO”, Opera musicale in 5 atti di don Biagio Mandorino su libretto di don Tiziano Galati.  L’evento è stato organizzato dal Centro Ecumenico OIKOS con la collaborazione delle Comunità Ecclesiali di Galatina, col Patrocinio e il contributo del Comune di Galatina per ricordare i Santi Martiri di Otranto e il concittadino Stefano Pendinelli, Arcivescovo di Otranto ucciso dai Turchi in Cattedrale il 12 agosto 1480.
Una particolare raccolta di filmati e immagini suggestive accompagnerà l’Opera musicale che sarà eseguita dal Coro della Diocesi di Otranto e diretta dall’autore. Le coreografie sono di Emy Ferrari con la Scuola di Danza “Tutti in scena” insieme al maestro Renè Andretta

“A COLORO CHE HANNO VINTO” racconta la vicenda storica del martirio degli Ottocento Otrantini che per non rinnegare la fede in Gesù Cristo furono uccisi in odium fidei dall’invasore turco.
Il 28 luglio centocinquanta navi turche, con diciottomila uomini, sbarcarono sulla lunga spiaggia presso i Laghi Alimini. Fu intimata la resa, ma i capitani, Francesco Zurlo e Antonio de’ Falconi, risposero gettando simbolicamente in mare le chiavi della città. Per dodici terribili giorni Otranto venne bombardata sia da terra che da mare, fino a quando i mori riuscirono a penetrare all’interno abbattendo una porta secondaria delle mura. Massacrarono tutti coloro che trovarono per le strade e anche nelle case, facendo poi irruzione nella cattedrale. L’Arcivescovo, Stefano Pendinelli, stava celebrando il Sacrificio Eucaristico: sacerdoti, frati e molti del popolo furono massacrati mentre pregavano. L’anziano presule, con gli abiti pontificali e la croce in mano, fu ucciso con un colpo di scimitarra che gli staccò di netto il capo. Era l’11 di agosto. Le donne furono ridotte in schiavitù, alcune anche violentate, mentre i circa ottocento uomini superstiti, dai quindici anni in su, furono imprigionati. Tre giorni dopo, incatenati e seminudi, a gruppi di cinquanta, furono condotti sul Colle della Minerva. Fu chiesto loro, ripetutamente, di abiurare la fede cristiana per aver salva la vita. Un anziano cimatore di panni, Antonio Pezzulla, esortò i compagni a difendere il proprio credo e fu il primo ad essere decapitato. Era iniziato l’orribile massacro: le cronache raccontano che il corpo del Beato Antonio, senza testa, rimase in piedi fino all’esecuzione dell’ultimo concittadino. I loro corpi furono lasciati insepolti per un anno fino al 15 agosto del 1481, allorché, riconquistata la città dai cristiani, si poté degnamente onorare i loro resti.
Lo spettatore verrà coinvolto emotivamente dalla suggestione di immagini, voci, canto e musica che lo accompagneranno in un  percorso di elevazione musicale e di fede.

 

 

Giovedì, 12 Giugno, 2014 - 00:05