'A Coloro che hanno vinto'

L'opera di don Biagio Mandorino su libretto di don Tiziano Galati verrà presentata in prima assoluta l'11 febbraio ad Otranto

Martedì 11 febbraio alle ore 19:30 nella Cattedrale di Otrantoverrà eseguita in Prima Assoluta “A Coloro che hanno vinto”, Opera musicale in 5 atti di don Biagio Mandorino su libretto di don Tiziano Galati.  L’evento è stato organizzato in occasione del Primo anniversario del Concistoro Pubblico in cui fu proclamata la data per la Canonizzazione dei Martiri Idruntini.  Una particolare raccolta di filmati e immagini suggestive accompagnerà l’Opera che sarà eseguita dal Coro della Diocesi di Otranto e diretta dall’autore don Biagio Mandorino. Le coreografie sono di Emy Ferrari e realizzate dalla Scuola di Danza “Tutti in scena”.

“A Coloro che hanno vinto” racconta la vicenda storica del martirio degli Ottocento Otrantini che per non rinnegare la fede in Gesù Cristo furono uccisi in odium fidei dall’invasore turco.
Il 28 luglio centocinquanta navi turche, con diciottomila uomini, sbarcarono sulla lunga spiaggia presso i Laghi Alimini. Fu intimata la resa, ma i capitani, Francesco Zurlo e Antonio de’ Falconi, risposero gettando simbolicamente in mare le chiavi della città. Per dodici terribili giorni Otranto venne bombardata sia da terra che da mare, fino a quando i mori riuscirono a penetrare all’interno abbattendo una porta secondaria delle mura. Massacrarono tutti coloro che trovarono per le strade e anche nelle case, facendo poi irruzione nella cattedrale.
L’Arcivescovo, Stefano Pendinelli, stava celebrando il Sacrificio Eucaristico: sacerdoti, frati e molti del popolo furono massacrati mentre pregavano. L’anziano presule, con gli abiti pontificali e la croce in mano, fu ucciso con un colpo di scimitarra che gli staccò di netto il capo.
Era l’11 di agosto. Le donne furono ridotte in schiavitù, alcune anche violentate, mentre i circa ottocento uomini superstiti, dai quindici anni in su, furono imprigionati. Tre giorni dopo, incatenati e seminudi, a gruppi di cinquanta, furono condotti sul Colle della Minerva. Fu chiesto loro, ripetutamente, di abiurare la fede cristiana per aver salva la vita. Un anziano cimatore di panni, Antonio Pezzulla, esortò i compagni a difendere il proprio credo e fu il primo ad essere decapitato. Era iniziato l’orribile massacro: le cronache raccontano che il corpo del Beato Antonio, senza testa, rimase in piedi fino all’esecuzione dell’ultimo concittadino. I loro corpi furono lasciati insepolti per un anno fino al 15 agosto del 1481, allorché, riconquistata la città dai cristiani, si poté degnamente onorare i loro resti.
Lo spettatore verrà coinvolto emotivamente dalla suggestione di immagini, voci, canto e musica che lo accompagneranno in un  percorso di elevazione musicale e di fede.

Lunedì, 10 Febbraio, 2014 - 00:06

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