Cinquantadue settimane e qualche giorno
L’età aveva lasciato alle mie spalle moda e musica. Per mezzo secolo avevo vissuto tra risparmi e rinunce, avevo addirittura ripreso a “scrivere” dopo una ventina d’anni e avevo quasi iniziato a percorrere quel famoso “viale del tramonto” che prima o poi dobbiamo percorrere tutti. Per mezzo secolo, avevo vissuto avvolto in una piacevole monotonia, ma quando quel giorno fui assalito dalla “voglia di vivere” ci vollero 52 settimane e qualche giorno per farmi tornare sulla terra.
La vita trova sempre il modo per imbrogliarti, per confonderti, ti svegli una mattina come tante e ti trovi addosso la voglia improvvisa di voler fare tutto ciò che non hai fatto, non sei riuscito a fare, tutto ciò che hai sempre desiderato fare ma che responsabilità o altro ti hanno trattenuto dal fare. Una serie di eventi o chissà che, mi portarono improvvisamente a pensare che la vita in fondo, era appena agli inizi. In giro per il mondo, quel mondo che non hai visto, che non conosci, in cerca di novità, di nuove realtà. Vuoi recuperare, vuoi strafare e poi finisci per trascurare, per trascurare le cose più care, le cose più vere , le cose più sincere.
Quando finalmente mi svegliai, quando finalmente ripresi la mia vita tra le mani erano passate 52 settimane e qualche giorno. Ricominciai da dove avevo lasciato con tanta volontà e non senza difficoltà. Tornai a vivere come prima, con l’amarezza di aver trascurato tante cose care, di essere stato l’unico a mancare ad una “rimpatriata” tra vecchi amici scuola che si trovavano tutti insieme dopo 30 anni, aver dimenticato di fare gli “auguri”, non aver fatto in tempo a dire “buon compleanno”, non aver detto “buon anno”.
Oggi penso di aver recuperato, di aver ridato indietro quanto strappato. Sicuramente chi doveva perdonare, lo ha già fatto, ma io no. Non mi sono mai perdonato, né mai vorrò farlo. Voglio vivere quei sensi di colpa per tutti i giorni che restano, sentirmeli sempre addosso, come un conto da saldare, un castigo da sopportare.
Dopo 52 settimane e qualche giorno, mi misi a raccogliere i pezzi di tutte le cose che avevo sciupato dopo aver faticosamente costruito. Si sono aggiunti un po’ di anni, ma una spiegazione non è mai arrivata e forse non ci sarà mai. Resta un “tratto” in mezzo a tanti più importanti, arrivato alle spalle, all’improvviso, per una serie di errori o situazioni, per qualche strana coincidenza del destino, per un miscuglio di domande e di risposte, magari non giuste, magari nascoste.
O forse è stato solamente un modo per vivere la gioia di un “perdono”.
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