"Chiedano scusa a me e alla città!"
In questi giorni ho avuto modo di leggere attraverso i social ciò che è stato scritto nei miei confronti dalla minoranza che mi accusa di aver commesso un illecito. Trovandomi fuori provincia per seri impegni familiari, dapprima non ho dato peso alla cosa, tranquilla del mio operato, successivamente però, vedendo l’eco che aveva avuto la notizia o presunta tale, ho pensato di dovere esprimere un chiarimento, non per chi ha sprecato fiumi di parole, ma a tutela della mia immagine.
Sono andata a vedere il significato di illecito, che qui riporto, in modo che possano comprendere, visto che non lo hanno fatto prima, il significato: “Il termine illecito, in diritto, indica un comportamento umano contrario all'ordinamento giuridico, in quanto costituisce violazione di un dovere o di un obbligo posto da una norma giuridica (detta primaria), al quale un'altra norma (detta secondaria) ricollega una sanzione.
Il comportamento che costituisce l'illecito può essere commissivo (ossia un'azione), quando viola un obbligo o dovere negativo (di non fare), oppure omissivo (ossia un'omissione), quando invece viola un obbligo o dovere positivo (di fare o di dare). …”
Ebbene venendo ai fatti: appena nominata assessore ho prodotto tutte le autocertificazioni previste dalla legge, comprese quelle che riguardano il possesso dei redditi, utili alla determinazione dell’indennità.
Nel mese di agosto mi veniva accreditata l’indennità di funzione relativa al mese di luglio, ma trattandosi di pochi giorni di servizio non mi sono accorta dell’errore fatto. Successivamente, quando mi è stata accreditata per la prima volta un’indennità intera (relativa al mese di agosto), ho notato il problema e ho prontamente inviato una mail (in data 6 settembre) chiedendo la riduzione dell’indennità di funzione in quanto non mi ero messa in aspettativa dal lavoro (allego documento). Ho successivamente, in poco tempo, restituito quanto erroneamente attribuitomi e ho provveduto a mettermi in pareggio.
Tutto questo è avvenuto molto prima che si parlasse della questione (marzo 2018) e per mia iniziativa e non è stato come asserisce la minoranza “Un illecito a cui gli uffici comunali hanno posto fine solo per le verifiche dell’opposizione” chiedendo “le dimissioni di questi assessori perché hanno commesso un grave illecito e non possono più rappresentare e amministrare l’istituzione. Con quale faccia tosta la maggioranza ritiene di poterne essere complice senza alcuna conseguenza? Il sindaco e i due assessori chiedano scusa alla città e chi ha avuto comportamenti riprovevoli si faccia da parte”.
Dispiace dirlo ma stiamo veramente parlando del nulla! Soprattutto se pensiamo che i consiglieri di minoranza, in questa battaglia, non appaiono compatti. Alcuni, evidentemente con buon senso, si sono dissociati da questa sceneggiata, dimostrando onestà intellettuale e correttezza. E questo la dice lunga su tutta la faccenda. Se veramente fosse stato commesso un illecito o un danno alle casse comunali, la cosa logica sarebbe stata un’azione da parte di tutti e nelle sedi opportune.
Ritengo che debbano essere proprio i miei accusatori, con gli stessi mezzi utilizzati per infangare, a chiedermi scusa e a chiedere scusa all’amministrazione tutta e alla città. Loro che con superficialità hanno infangato la mia persona utilizzando ciò come pretesto per giustificare il fatto di non essere stati in grado di affrontare un consiglio comunale importante come quello del 26 u.s..
Se poi la diffamazione è una strategia per farmi mollare si sbagliano! Mi riservo comunque di agire civilmente e penalmente nelle sedi opportune.
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