"A chi esita"

Il rimpicciolito sfondo del finestrino dell’aereo, lo sguardo perso su questo mare di nuvole, la “saudade” che nasce ancor prima di incominciare. Si parte, ecco l’ennesimo ritorno alla vita universitaria, ai mille affanni che si ripeteranno giorno dopo giorno. Si lascia, sul cemento della pista di Brindisi, la spensieratezza del mio posto al sole per la grinta ed il coraggio nell’ambizione del diventare.
Chi mi conosce lo sa, nutro da sempre (e al diavolo il giovanile ribollire verso la fuga) un amore incondizionato per la mia terra, questo Sud folcloristicamente pennellato e colorato di luce propria. Galatina è per me un sentimento viscerale, un appartenere indissolubile, rafforzato in questi anni dalla verghiana e quotidiana lontananza.
Ho letto quello che il mio amico Lorenzo Candido ha scritto qualche tempo fa, in una lettera molto interessante e ricca di spunti, sul quotidiano online “Galatina.it”. Sebbene le enormi differenze che scorrono tra chi si diverte ancora oggi a giocare al "compagno" ed al "fascista", mi trovo (e già vedo lo stupore sul tuo viso, caro Lorenzo) a condividere lo spirito che anima quelle poche righe di un esule in cerca di CFU.
Una città con molte tematiche da affrontare alla vigilia del rinnovo amministrativo, deve necessariamente ritrovarsi. E deve farlo assolutamente all’ interno del dibattito politico, nell’analisi vera e concreta delle mancanze, nella programmazione sincera e ragionata di un futuro nel quale, un domani, vorrei poterci stare. Nessun saltimbanco pagato per far ridere dovrà essere il protagonista di ignobili commedie. Ne abbiamo visti (e ne vediamo) fin troppi.
But, I have a dream. Che un giorno, finalmente, i protagonisti di questa città tornassimo ad essere Noi. Io al fianco di Lorenzo, io con le mie idee in completa antitesi con le sue, in una politica che non sia semplicemente militare, ma partecipare e ragionare. Che non sia solo parlare ma ascoltare. Che non sia prendere ma dare. Che, alla fine, non sia avere ma essere.
Io però, al contrario di lui, ho costruito nell’ultimo anno una storia diversa. Per carità, nulla in contrario alle scelte del mio ex compagno liceale, ma io ho deciso di scegliere. Ho deciso di aiutare e condividere nel mio piccolo (inevitabilmente lontano da casa) un folle progetto, frutto di menti riunite davanti ad una Ceres ed un rustico in una libreria del centro. Folle sì, ma con il chiaro intento di ricostruire questo paese dalle speranze di chi vuole un netto cambio di rotta. Un gruppo che ha trovato in una campagna elettorale amicizie, visioni, esperienze, provenienze diverse, ma tutte accomunate dalla gran voglia di cercare nuovi modi di intendere la città. Un gruppo che è deciso nel dare fiducia a molti amici, ragazzi scalpitanti con la voglia di dimostrare tanto nel confronto.
Abbiamo deciso di aiutare chi, secondo noi, ha le carte in regola per poter amministrare una comunità, recuperando un sentimento di appartenenza sempre più flebile e disprezzato. Vogliamo dare manforte ad un programma che possa guardare ai prossimi vent’anni e non fino al prossimo ritorno alle urne. Vogliamo che l’Oggi sia dei tanti galatinesi che vogliono una terra in cui crescere e far crescere i propri figli. Vogliamo un confronto anche acceso o se volete incandescente, ma sempre propositivo e stimolante. E chi ci seguirà, vedrà come il compromesso iniquo non è nelle nostre corde. Non ci troverete mai schierati con “quiddrhu” o con chi è apostrofato, contro ogni logica, come “nu bravu cristinanu”. Ci troverete sempre dalla parte dei fatti, non delle parole.
Per chi come me ha sempre avuto dentro lo sfrenato ruggito del fare, di aiutare la mia calpestata terra ad essere compresa e amata, ma che ha sempre rallentato quest’indole per le ipocrisie del politichese, qui troverà pane per i suoi denti.
Ora ci siamo e difficilmente ci fermeremo. Siamo pronti a rimboccarci le maniche, per finalmente partire e Andare. E (ne sono sicuro) andremo Oltre.

Giovedì, 11 Maggio, 2017 - 00:06