Cellulare in sala operatoria? Una vicenda che è "nullità"

Il Primario di Nefrologia e Dialisi del Santa Caterina Novella attacca chi approfitta per "creare discredito su intere comunità sanitarie"

In questi giorni ho assistito con estremo disagio alla diatriba sul cellulare utilizzato per illuminare il campo operatorio in una delle sale operatorie dell’Ospedale di Galatina. Speravo fosse uno di quei falsi utili ai giornali per accrescere l’audience ed aumentare la tiratura in periodi “freddi” come quelli di ferragosto, di cui il giorno dopo non se ne parla più con buona pace dell’autore dello scoop. Invece la vicenda continua ad interessare i mass media.
Ho visto l’ironia ed il sarcasmo di chi facilmente approfitta, basandosi sul nulla, per creare discredito su intere comunità sanitarie, fatte immaginare come apprendisti stregoni al lume di candela, mentre, invece, svolgono con estrema professionalità il loro lavoro. Non ho timore a definire una “nullità” tutta la vicenda, che ha veramente degli aspetti inverosimili senza voler sminuire le problematiche tecniche e strutturali che riguardano un po’ tutti i nostri ospedali, e non solo quelli della ASL LE.
Noi, in Nefrologia a Galatina, abbiamo una delle sale operatorie meglio attrezzate, finalizzate alla gestione degli accesi vascolari per emodialisi. La nostra attività è considerevole e ben il 40% delle prestazioni interessa pazienti di altre ASL, ma la sala operatoria è localizzata nel nuovo reparto di Nefrologia, attivo dall’ottobre 2011. Fin a quella data ci siamo serviti delle attrezzature della sala operatoria centrale, utilizzando sistematicamente una lampada frontale, efficace per concentrare il fascio luminoso sul campo dell’operatore, e quindi molto utile per i nostri interventi di micro-chirurgia vascolare. Tale lampada (la sala operatorie ne ha attualmente due a disposizione, oltre a quella in dotazione nel nostro reparto), è fornita di regolatori sia dell’intensità che del diametro del fascio luminoso ed è particolarmente utile quando si vengano a creare delle zone d’ombra sul campo. Mi sembra, pertanto, a dir poco surreale, che un medico, per migliorare la visibilità sul tavolo operatorio, potendo usufruire di una luce frontale professionale, si sia servito del fascio luminoso di un cellulare, di gran lunga meno potente e meno focalizzato. Potrei pensare solo ad un emergenza improvvisa ed imprevista, non certo ad una sistematica consuetudine. Considero superflua ogni altra considerazione.

Marcello Napoli
Direttore UOC Nefrologia e Dialisi PO S. Caterina Novella - Galatina

Domenica, 30 Agosto, 2015 - 00:06