Caro San Sebastiano

Caro San Sebastiano, permettimi di esprimere ad alta voce un mio scrupolo nei tuoi confronti: penso che proprio noi di casa, noi che frequentiamo questa tenda, che abitiamo in questo quartiere, ti apprezziamo poco, facciamo poco riferimento alla tua storia di santità e guardiamo poco all’esempio di vita evangelica che da te giunge a noi. Ma non solo. Mi sembra che il nostro poco amore nei tuoi confronti non si risveglia più di tanto nemmeno nel giorno dei tuoi festeggiamenti.
Si. Bisogna ammetterlo. Quello di oggi sembrerebbe un giorno qualsiasi se non fosse che ogni anno, il 20 gennaio, con la loro presenza, i nostri amici vigili ci onorano della loro visita e ci rammentano dell’importanza che rivesti nella loro vita sociale e lavorativa.  Ma questa sera vorrei sottolineare a tutti noi che, nonostante tu sia un santo della chiesa dei primi secoli, la tua testimonianza di fede ha sicuramente tanto da dire a noi cristiani di questa epoca.
Il periodo storico in cui sei vissuto non è stato sicuramente meno duro del nostro soprattutto per quanto riguarda la difficoltà ad essere testimoni di Cristo, tanto che, proprio il tuo voler essere coerente con la fede in Cristo, ti ha portato a morire fra i tormenti delle frecce. Infatti, se è vero che i nostri vigili ti onorano come loro patrono e protettore e se, come è anche vero, che rimani sempre punto di riferimento nel cammino di fede delle nostre anziane generazioni, sembra invece che ai nostri ragazzi e ai nostri giovani stia venendo a mancare la conoscenza della tua storia e degli insegnamenti di fede e di vita che da essa possono arrivare.
Ecco un primo aspetto su cui ritengo che la nostra comunità parrocchiale deve crescere e sul quale soprattutto i più adulti devono impegnarsi: trasmettere l’amore per il nostro santo alle nuove generazioni e soprattutto aiutarle a trarre dalla sua figura insegnamenti concreti di vita, comunicazione di valori e di ideali alti.
Un altro nodo mi sembra individuare in questa riflessione stasera.
Caro san Sebastiano, nella tua epoca si aveva la forza, la gioia, il coraggio di testimoniare Cristo fino a dare la vita perché l’amore e l’attaccamento verso la sua persona e il suo Vangelo era totale. Oggi facciamo fatica a testimoniare il Signore perché semplicemente non gli abbiamo permesso di riempire il nostro cuore della sua presenza amorevole. Non gli abbiamo permesso di lasciarci amare da Lui. Diciamocelo: siamo un po’ cristiani sciapiti, timorosi, timidi, incostanti, superficiali, pavidi, poco presenti nel mondo in modo significativo …
Abbiamo tentato di trovare la gioia, la libertà, il senso della nostra vita riempiendo la nostra esistenza di cose, di successo, di denaro, di corsa ai primi posti ma non ci siamo riusciti, siamo rimasti delusi: abbiamo, infatti, costatato che non sono queste cose a riempire il vuoto profondo che ci portiamo dentro.
Ed è per questo che mancando di un amore per Dio che sia vero, genuino e generoso la nostra testimonianza è povera di credibilità.
Abbiamo smarrito il tesoro prezioso della nostra vita, quello per cui vale la pena vendere tutto e comprare il terreno dove esso è nascosto. O forse, il Vangelo non costituisce più quella perla preziosa che riempie di gioia la nostra vita.
Credo che la circostanza che ci vede qui riuniti ci deve portare però a non scoraggiarci. Se è vero che come cristiani abbiamo da recuperare tanto l’amore per Cristo e per il Vangelo è vero anche che segni di speranza sono sparsi nel mondo e tra noi.
Sì, il Regno di Dio è qui in mezzo a noi. Abita nel cuore dei poveri in spirito, di coloro che sentono di aver bisogno di Dio, di non essere niente senza di Lui; scaturisce dagli occhi pieni di lacrime per la sofferenza ma sicuri di ricevere consolazione da Dio; fiorisce nei cuori miti, affamati e assetati di giustizia di ogni essere della terra che vuole lasciare solchi di pace dove seminare semi di futuro; germina nella vita dei misericordiosi, di coloro che sono benevoli, comprensivi, pazienti, benigni nei confronti dei fratelli; e soprattutto esplode dalla vita di coloro che sono insultati, perseguitati e diffamati per causa del Vangelo.
Caro San Sebastiano, proteggi la nostra tenda, le sue famiglie, i suoi giovani, le persone anziane e ammalate, i soli, coloro che non hanno lavoro, chi non ce la fa più, chi sta sbagliando strada. Assist i, anche, nel loro lavoro e nel loro servizio alla cittadinanza i nostri vigili perché lo possano fare con amore e per amore. Amen.

 

Mercoledì, 21 Gennaio, 2015 - 00:05

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