Caratterizzata l’alterazione del metabolismo della sclerosi multipla

In uno studio pubblicato su Nature Medicine, i ricercatori del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno e dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli, coordinati da Giuseppe Matarese, hanno caratterizzato le alterazioni metaboliche alla base della disfunzione immunitaria responsabile della sclerosi multipla. “Le malattie autoimmunitarie ed infiammatorie croniche, spesso gravemente invalidanti, portano alla distruzione, da parte del sistema immunitario, dei costituenti propri del nostro organismo”, spiega Giuseppe Matarese, ordinario di patologia generale dell’Università di Salerno. “Per esempio, nella sclerosi multipla si osserva la distruzione della mielina, responsabile dell’appropriata conduzione degli impulsi nervosi, danno che determina manifestazioni neurologiche quali debolezza muscolare, perdita del controllo dei movimenti, paralisi. Nonostante i grandi passi avanti nella comprensione delle cause di questa patologia, il meccanismo che porta alla perdita della ‘tolleranza immunologica’ non è ancora stato identificato del tutto”.
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica si è concentrata su una popolazione linfocitaria di ‘cellule sentinella’, dette cellule ‘T regolatorie’, che ci protegge dalle malattie autoimmunitarie.
“La nostra ricerca ha scoperto nelle cellule T regolatorie dei pazienti con sclerosi multipla un’eccessiva stimolazione del metabolismo energetico intracellulare”, prosegue Veronica De Rosa dell’Ieos-Cnr e Irccs-Fondazione Santa Lucia. “Questo fenomeno determina un ‘esaurimento funzionale’ e un’alterazione della capacità di queste cellule di crescere e controllare l’infiammazione che distrugge la guaina mielinica. Inoltre, è stato evidenziato che la crescita delle cellule T regolatorie diminuisce con l’aggravamento della malattia, svelando uno stretto legame fra metabolismo, ridotta funzione delle cellule sentinella e progressione della sclerosi multipla”.
“Tale parametro potrebbe essere quindi utilizzato come indice prognostico per l’identificazione precoce dell’andamento clinico della malattia, la cui evoluzione è spesso imprevedibile alla diagnosi”, conclude De Rosa. “Infine, i risultati di questo studio potrebbero aiutare a comprendere perché la sclerosi multipla è molto più comune nei paesi ricchi ed opulenti, dove si registra una ‘pressione metabolica’ nettamente maggiore rispetto a quella riscontrata nelle società meno avanzate”.
Il lavoro, frutto di una collaborazione internazionale che oltre alle strutture citate coinvolge Università degli Studi di Napoli 'Federico II', Irccs-MultiMedica e University of California Los Angeles, è stato finanziato principalmente da Fondazione italiana sclerosi multipla e European Research Council e da Ministero della Salute e Miur.

 

Martedì, 10 Dicembre, 2013 - 00:02