Cani in spiaggia, educare i padroni è un obbiettivo possibile

Gentile Sig. Cesare Mazzotta, vorrei premettere che questa mia nuova non intende alimentare una sterile polemica, motivo per il quale non replicherò ancora sull’argomento. Qualche precisazione però credo sia necessaria, perlomeno per provare a cambiare l’immagine sbagliata che evidentemente Le ho dato. In tutta sincerità nel leggere la Sua risposta ho avuto l’impressione che Lei non abbia ben compreso le mie osservazioni, oppure faccia finta di non capirle. O magari, per carità, che io non sia riuscito a spiegargliele.
Fortunatamente, nemmeno il manifestare le proprie perplessità è reato. Siccome francamente non credo di essere “uno che capisce sempre tutto”, come da Lei frettolosamente dedotto, ho riletto ancora una volta il Suo primo articolo. Il problema da Lei chiaramente addotto come MOTIVAZIONE al divieto in questione era quello IGIENICO: “Il motivo è semplice. La bestia……deve soddisfare le sue esigenze fisiologiche. E non è molto igienico nuotare accanto ad un cane che, magari, ha rilasciato i suoi bisogni”. Queste sono le parole da Lei usate, parole che io Le contestavo parlando di “espressioni prive di qualsiasi fondamento”. Discorsi da bar, per intenderci.
Ed è proprio per questo che nelle mie osservazioni oltre a richiamare i comportamenti poco igienici di alcuni umani, ho sottolineato che “nel 2015….i cani possono finalmente entrare nella maggior parte degli esercizi pubblici, negozi, ristoranti ed addirittura nei reparti di alcuni ospedali” (ristoranti ma soprattutto ospedali sono luoghi in cui l’igiene è di primaria importanza ed arrivare a consentirne l’accesso è evidentemente indicativo del fatto che rischi concreti per la salute non ce ne siano).
Inoltre, ciò che ha dato maggior peso e quindi responsabilità a quelle Sue parole, è il fatto che non siano state scritte dal “Mario Rossi” di turno, ma da “Salute Salento”, un’associazione che si propone tra i vari scopi anche quello di – leggo dallo statuto pubblicato sul sito internet della stessa – “svolgere attività di informazione e comunicazione giornalistica ed editoriale in ambito sanitario”. Assumono spessore.
Nella Sua risposta mi parla di educazione, rispetto e convivenza civile. Parole piene, importanti da cui, Le ricordo, il sottoscritto non si è mai allontanato. Sono concetti reciprocamente condivisi, ma che semplicemente non sono stati da Lei adeguatamente esposti in partenza. O meglio, ne ha dato espressione, a suo modo, generalizzando (“il padrone il più delle volte se ne frega e regala agli altri la presenza spesso ingombrante del suo cane”) probabilmente anche condizionato dalla Sua sfortunatissima esperienza personale “..perché frequente testimone di furiose liti” (pare che le liti ed il rischio di rissa nei tratti di spiaggia da Lei frequentati siano all’ordine del giorno).
Nessuno Le ha chiesto di esprimersi in 60 righe, ne avrebbe potuto usare molte di più se avesse ritenuto. Sono gratis.
E dal momento che parliamo di educazione, rispetto e convivenza civile, vorrei approfittare per ricordarLe anche che sulle nostre spiagge ci sono ragazzi che giocano a palla, bambini che si rincorrono e ti fanno arrivare un po’ di sabbia addosso, musica ad alto volume. Anche questi sono aspetti regolati dalla stessa ordinanza balneare, ma ritenuti consueti sempre a causa di quel famoso malinteso senso del “bene comune”  di cui Lei parla. Usi e costumi che io, come tante altre persone, talvolta con uno sforzo di pazienza, talvolta brontolando, cerco di tollerare. In fondo si va al mare per rilassarsi, non per litigare.
Anche il rispetto di queste regole riguarda in qualche modo “il bel passo avanti di civiltà per il turismo” che Lei in primis si aspetta. Ma che rischia purtroppo di vanificare usando espressioni del tipo “..come sulle nostre spiagge libere dove si ha a che fare con la civiltà, il rispetto e l’educazione di persone arroganti e spocchiose..”  Un’affermazione che, obiettivamente, non mi sembra buona pubblicità per il nostro territorio.
Io ho parlato di “stupidi” e “facili” divieti, ma non ho mai neppure lontanamente pensato di invitare qualcuno ad infrangerli. L’ho fatto solo perché ritengo che dover ricorrere ad un divieto sia stupido semplicemente perché è la strada più breve. Quella più facile, appunto. La strada della crescita è invece assai più lunga e spesso più faticosa. Richiede sforzo. Certo, ammesso che si voglia provare a percorrerla.
Io non ho mai avuto la presunzione di educare gli altri alla tolleranza, né tantomeno di “essere quello che risolve i problemi della società” come da Lei ancor una volta superficialmente detto. Se avessi avuto questo superpotere, Le assicuro che mi sarei già dato da fare per risolvere l’irrisolvibile, e passerei il mio tempo libero a scorrazzare nei cieli con la mia maschera ed il mio mantello. Non starei davanti ad un pc ad argomentare le mie idee. Quello che però posso fare ogni giorno, nel mio piccolo, è fare tutto il possibile per migliorare la situazione. Sforzarmi di esser propositivo. Perché sa, Sig. Mazzotta, spesso le cose buone nascono dai buoni propositi. E purtroppo io, nelle sue parole, di propositivo ho visto solo un “lanciare un appello ai sindaci e alle istituzioni interessate (capitaneria, veterinari della asl, forze di polizia) affinchè si istituisca un numero telefonico dove poter segnalare questo tipo di trasgressioni”.
Il suo impegno Sig. Mazzotta, in quella circostanza, si è fermato li. E, mi permetta, anche un po’ in ritardo visto che, un appello del genere avrebbe (forse) avuto una più tangibile efficacia se lanciato all’inizio della stagione estiva e non il 18 di agosto. Così invece si è ridotto ad essere un invito che, sempre a mio parere, rischia appunto di trasformarsi in un arido invito alla repressione.
Mi sono ampiamente soffermato sull’argomento sensibilizzazione e tolleranza nei confronti degli animali nelle spiagge perché sono convinto che, sia il rispetto delle regole del buon vivere civile che la presenza di cani e relativi EDUCATI padroni in spiaggia, possano prima o poi divenire un obiettivo possibile. E’ questo il passo avanti di cui Le parlavo. Basterebbe in fondo un semplice intervento del legislatore, basterebbe prendere esempio da chi ha già avuto il coraggio di farlo. Gli umani sanno adeguarsi facilmente ai cambiamenti.
Voglio infine ricordare che chi sceglie di avere un animale in casa, che sia un cane, un gatto oppure un coniglio, e decide di prendersene cura vita natural durante, lo fa perché lo considera senz’ombra di dubbio “membro della famiglia avente gli stessi diritti”. Non perché sia CHIC, ma semplicemente perché instaura con esso un forte ed indissolubile legame affettivo. Pare che qualcuno lo chiami Amore.
Ma questo sono certo che Lei lo condivida pienamente, avendo avuto i Suoi 2 cani per 15 anni.
Sono felice che anche Lei ami gli animali ed apprezzo le Sue scuse.
Ricambio i Suoi rispettosi saluti.

Sabato, 29 Agosto, 2015 - 00:06