“Buono come il pane”
Che ci fanno 24 studenti, con il loro professore, nel laboratorio del maestro panettiere Santino Beccarisi di Via Monte Nero 47, in una normale mattinata scolastica? La risposta è semplice: nel Consiglio della classe III M del Liceo Linguistico “A. Vallone”, già all’inizio dell’anno, si è programmato uno studio sull’alimentazione e la gastronomia locale ed ora gli studenti imparano a produrre quell’alimento che è alla base della dieta mediterranea e senza il quale la nostra tavola, all’ora di pranzo o di cena, appare priva di qualcosa di essenziale e di imprescindibile: il pane; nelle sue molteplici forme e varietà: la puccia con le olive, denocciolate o meno, il filone, il classico panetto, il pane ai cinque cereali, eccetera. E poi le friselle, che non sono altro che pane biscottato, cioè due volte (bis) cotto, che è sempre bene tenere in casa per ogni evenienza. Le si tirano fuori, d’inverno, quando non si ha voglia di uscire per comprare il pane caldo; d’estate, ogni sera, perché una frisella col pomodoro è pasto estivo, pasto conviviale, dove si usano le mani per portare il cibo alla bocca mentre si condivide con gli amici il piacere di stare insieme.
Questo mio breve scritto vorrei fosse considerato come un ringraziamento rivolto all’amico Santino Beccarisi. Ci ha fatto trascorre tre ore piacevolissime e piene di utilità, mostrandoci come si lavora la pasta, come si prepara il forno, i tempi della lievitazione del prodotto che esce dalle mani sapienti – veloci e ed abili – del panettiere e dei suoi aiutanti; il tutto sotto lo sguardo attento degli studenti, che per la prima volta avevano la possibilità di apprendere le varie fasi della lavorazione di un prodotto comune.
“Buono come il pane” si dice, e non c’è espressione migliore per esprimere il nostro rapporto con questo alimento. Sicché non è meraviglia che i miei studenti abbiano presto sentito l’acquolina in bocca. Ecco pronte, allora, due teglie di pizza. E già: basta allargare la massa della pasta, metterci sopra un po’ di conserva di pomodoro, qualche oliva, infornare per dieci minuti e la pizza è pronta. E siccome a quell’età l’appetito è notevole, ecco distribuite una decina di pucce appena sfornate, subito divorate ancora bollenti. Alle h. 11:00 abbiamo fatto rientro a scuola, ma non a mani vuote. Per i ragazzi e il professore una puccia con le olive a testa e per il personale scolastico uno scatolo pieno di pane ancora caldo, portato in spalla dai miei studenti come si porta un trofeo dopo una vittoria. Potevano ben dire di aver contribuito a sfornarlo! Il piacere dell’apprendimento e della condivisione: questo è quello che abbiamo imparato durante questa mattinata particolare. E speriamo che se ne possano ripetere di eguali! Grazie, Santino, grazie ragazzi!
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