Bullismo e cyberbullismo, che fare?
L'episodio di bullismo, avvenuto nei giorni scorsi a Galatone, ha messo in luce un meccanismo tipico di quando il genere umano si trova di fronte al peso delle proprie responsabilità individuali. Si corre, infatti, ad etichettare i "bulli", ad esprimere "diagnosi", a chiedere soluzioni tampone, ma questo, purtroppo, non risolve il problema, serve solo ad alleviare il nostro senso di colpa, la nostra responsabilità e la vergogna del "non aver fatto abbastanza".
Ma quali possono essere gli atteggiamenti costruttivi? Cosa fare per migliorare la qualità della vita dei nostri ragazzi, delle vittime e dei bulli, affinché non diventino tali?
Scrivo da addetta ai lavori, sono una psicoterapeuta, che lavora, anche, nelle scuole della Provincia di Lecce, faccio parte di un'associazione che, sin dai tempi della sua nascita, si è fatta promotrice di azioni di sensibilizzazione e prevenzione di tematiche quali la violenza in tutte le sue forme e ritengo fondamentale il ruolo della scuola. In questi anni abbiamo incontrato tanti ragazzi e, aldilà delle etichette, quello che abbiamo riscontrato e' stato un forte desiderio di essere ascoltati, di avere degli spazi di ascolto.
Nessun bambino, nessun ragazzo nasce bullo o vittima.
Noi adulti abbiamo un potere, quello di fare, abbiamo la responsabilità di agire e di prenderci le responsabilità delle conseguenze per aver scelto di non fare.
Quest'anno, come ogni anno, da cui l'associazione si è costituita, abbiamo proposto in alcune scuole del territorio, prima ancora dei fatti di cronaca nazionali e locali, dei progetti / laboratori sulle tematiche del bullismo, del cyberbullismo e della violenza: le risposte sono state flebili o nulle. Sottolineo, in quanto elemento importante, che le proposte erano a titolo gratuito.
Ora mi chiedo e vi chiedo: dovremmo domandarci se il benessere dei ragazzi ci sta a cuore, se è importante o meno. Se vogliamo migliorare la qualità della vita dei nostri ragazzi dobbiamo essere pronti a fare sistema, a sfruttare ciò che arriva dal territorio, non pensando che si toglie tempo alla didattica, essere pronti ad investire tempo ed energie non solo per trovare soluzioni alle emergenze cercando pozioni magiche.
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