Basta morti, riportiamo a casa i nostri militari!

Caro Dino, oggi,mentre a Roma il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Claudio Graziano, stava presentando il calendario 2013 delle Forze Armate, dedicato proprio alle missioni di pace in tutto il mondo, in Afganistan i nostri alpini erano coinvolti in un ennesimo conflitto a fuoco. Durante un'operazione congiunta con l'esercito afgano uno dei nostri ragazzi perdeva la vita, tre dei suoi compagni sono rimasti feriti ma non in pericolo di vita. Morto anche un soldato afgano che partecipava all'operazione. Lo scontro è avvenuto intorno alle 13.40, ora locale. La vittima, la 52sima dall'inizio della missione di pace afgana, è il caporale Tiziano Chierotti, 24 anni, originario di San Remo.
Sarebbe facile fare retorica sulla morte (ennesima) di Tiziano Chierotti. Tiziano certamente era partito credendo nella missione di pace a cui era stato destinato; altrettanto certamente era partito con la speranza di mettere da parte un pò di soldini che gli sarebbero serviti per realizzare uno dei progetti che può avere un ventiquattrenne, che spettano a chi partecipa alle missioni internazionali. Ma sarebbe troppo facile e troppo ovvio, nient'altro che un'altra voce ad ingrassare il coro di queste ore: presidenti e sindaci, deputati e senatori, consiglieri ed assessori, politici ed opinionisti di ogni forma e colore tutti intenti a piangere l'eroe perduto e il contributo dell'Italia alla causa della pace.
Ciò che viene da chiedersi in queste ore, invece, è il perché : nel Dicembre 2001, quando l'ONU deliberò la missione ISAF gli obiettivi sembravano chiari. Le torri gemelle fumavano ancora, Osama Bin Laden era il latitante più pericoloso al mondo, protetto dai talebani. A distanza di dieci anni Bin Laden è morto in Pakistan. Eppure oltre 50mila militari sono ancora oggi di stanza in Afganistan. Tra di essi, Tiziano Chierotti.
Si potrebbe discutere a lungo sulla possibilità di esportare la democrazia come fosse un carico di patate, sulla prospettiva di coltivare la pace in alcune zone del mondo militarizzandone altre, sull'ipocrisia dell'Occidente che trova intollerabile il consenso ai talebani in Afganistan, ma non batte ciglio davanti all'occupazione del Tibet da parte della Cina o al saccheggio del Darfur da parte del Sudan.
Ma c'è anche un altro modo di vedere la questione, più cinico e forse più concreto. Quanto costano all'Italia le Missioni di pace ? E cosa ci guadagna il nostro Paese ? Nella stretta soffocante della crisi, ha senso coltivare una presenza così massiccia nei conflitti mondiali ? Dieci missioni internazionali, quante ne conta il sito ufficiale dell'Esercito Italiano non saranno magari di una malintesa " grandeur " che oggi non possiamo più permetterci? Il costo, in termini economici e in termini di vite umane, sembra davvero troppo alto. Il Governo Monti, sempre a caccia di spese ormai divenute insopportabili per le nostre casse, si accomodi: la spending review, oltre alla spesa sociale a alle attività produttive, metta anche il naso nelle cosiddette " missioni di pace ". E non dimentichi di metterci anche forbici.
Santino Beccarisi
P.S. E' giunto il momento di portare a casa i nostri ragazzi !

Venerdì, 26 Ottobre, 2012 - 09:45