Assoluzione: merito o dono?
Il dibattito presente in queste settimane su questo sito e sui social network, relativo al Sacramento della Confessione e ai suoi aspetti, ci sollecita come gruppo giovani della Chiesa Madre ad intervenire. Da qualche mese il nostro gruppo, all’interno del cammino di crescita spirituale, si sta confrontando proprio su questo tema, condividendo dubbi e riflessioni alla luce della Parola di Dio e di approfondimenti.
È subito emersa la nostra confusione, forse tipicamente giovanile, sulla mancata distinzione in merito al senso di colpa e alla vergogna ad esso legata da un lato, e al senso di peccato vero e proprio e/o teologicamente inteso dall’altro. Risulta fondamentale comprendere che colpa e peccato debbono essere distinti. Il senso di colpa nella sua modalità matura può aiutare a riconoscere la gravità del peccato, ma non si sostituisce ad esso. Il peccato, la cui stessa natura ci spinge a non riconoscerlo come tale, non va inteso come “Sono io che…”, ma come “Contro te, contro te solo ho peccato” (Sal 50): infatti, esso è legato ad una decisione, ad una scelta, ad un’azione e non all’essere della persona. Solo il riconoscimento del senso di peccato può condurre ad una possibile maturità dell’esperienza di fede.
L’uomo è indotto dal peccato a vivere come se esso non esistesse; J. De Finance sostiene che “l’essere umano si scopre così cittadino di due mondi; questa doppia cittadinanza è la radice dell’inquietudine che lo caratterizza e a cui egli cerca di sfuggire con delle scorciatoie”.
Si potrebbe essere portati a considerare la Confessione come “scorciatoia” per sentirsi a posto con la propria coscienza, ricordando quello che conviene o compiace dei precetti cristiani, cioè che il nostro è un Dio misericordioso che invita a perdonare fino a settanta volte sette (Mt 18,22), e dimenticando che è lo stesso Dio che invita ad andare e non peccare più (Gv 8,11).
La Confessione è, invece, il Sacramento della Grazia, che presuppone degli atti concreti del penitente: l’esame di coscienza, il dolore dei peccati, il proponimento di non farli più, l’accusa o confessione dei peccati, la penitenza. Essi sono magari suscettibili di adeguamento ai tempi nelle modalità, ma non soggetti ad interpretazioni personali nei contenuti. Mancando uno o più di questi atti, come potrebbe questo Sacramento essere veicolo della Grazia, dell’amore misericordioso di Dio?
Sempre aperti a un cordiale e costruttivo confronto vis-à-vis.
Non meriti l’assoluzione
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