Ascoltare la Pasqua
“E fu sera e fu mattina”, in queste parole ritrovo la Pasqua.Negli anni, lentamente, come se tutto dovesse compiersi in un lungo percorso di incontri, di riflessioni, di letture, di ascolto, di preghiera. Cosa altro può essere la Pasqua, se non un addormentarsi e risvegliarsi? Per ognuno è una soglia su cui fermarsi, o da varcare.
La presenza di Dio è nel peso che riusciamo a dare alla sua assenza, al vuoto che è bisogno, alle risposte, purché giungano e colmino la sete o sciolgano un dubbio.
Tutto si compie, ed i nostri occhi non sempre sono in grado di vedere, e non sempre siamo in grado di raccontare. Per celebrare la Pasqua è necessario ascoltare e cogliere tutti i suoni, tutte le voci. Per fare questo oltre che alla volontà serve il tempo, a cui non dobbiamo delegare l’inutilità delle nostre azioni.
Ci vuole il tempo per dare un senso a tutto, e trovarlo, oggi, appare la ricerca più ardua.
Ha scritto Paul Claudel: “Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, è venuto a riempirla della sua presenza”. E’ così difficile farsi accompagnare da queste parole, quando scorrono fiumi di immagini di sofferenza e la dignità dell’uomo è continuamente triturata e ridotta a puro mercimonio narrativo.
Queste sono le Croci che ci sovrastano e difronte alle quali il dolore di ognuno di noi trova la sua unità di misura, il suo limite, la sua potenza.
Basta poco per celebrare la Pasqua. Leggere il dolore dentro gli altri ed uscirne piano, senza scappare.
Sembra inutile, ma è una lama che guarisce.
Tweet |