Arrestati due incensurati del clan Coluccia

Luciano Coluccia, 69 anni, ex-dipendente comunale in pensione, e suo figlio Pasquale Danilo, trentottenne, sono stati arrestati questa mattina dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce, con le accuse di associazione di stampo mafioso, estorsione e reati connessi alla frode sportiva per avere alterato, offrendo anche somme di denaro, il risultato di alcune partite del campionato di Eccellenza pugliese, stagione 2015/2016, per favorire la promozione alla categoria superiore della Pro Italia Galatina. All’ex-custode del cimitero di Galatina è stato concesso il beneficio dei ‘domiciliari’,  il figlio è stato, invece, trasferito in carcere in regime di custodia cautelare. Entrambi sono incensurati.
Le accuse ai Coluccia avrebbero avuto origine nel "riconoscimento della capacità criminale del clan ad imporsi sul territorio grazie alla forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di sottomissione che ne deriva".
Secondo gli investigatori gli arrestati avrebbero "indirizzato gli interessi del clan anche verso settori del tutto nuovi e apparentemente leciti rispetto a quelli già oggetto di controllo, tramite il vincolo associativo, da parte del clan sul territorio galatinese ed individuabili con l’aggiudicazione di appalti pubblici nel comprensorio di Galatina; il reimpiego di capitali, provento di traffici illeciti attraverso l’avviamento di attività commerciali (alcune pescherie annesse a supermercati della provincia); l’apertura  di uffici per l’attivazione di contratti per la fornitura di energia elettrica e gas".
Stando alle accuse "singolare" si sarebbe anche rilevata la gestione dei servizi cimiteriali presso il cimitero di Galatina che sarebbe stata di fatto gestita da Luciano Coluccia.
Ulteriore attività controllata dal clan Coluccia sarebbe stata la squadra di calcio «A.S.D. Pro Italia Galatina», con annesso stadio comunale «G. Specchia».  L’esito dell’indagine avrebbe messo in evidenza una “costante e pressante richiesta di somme di denaro” a commercianti ed imprenditori di Galatina e comuni limitrofi a titolo di «sponsorizzazione» per la squadra di calcio «A.S.D. Pro Italia Galatina».
La Polizia di Stato sarebbe riuscita anche a documentare la capacità criminale del clan Coluccia e la sua forza d’intimidazione nell’ambito delle richieste di «recupero crediti». Dalle indagini sarebbe emerso che i creditori, anziché rivolgersi ad avvocati per riscuotere il proprio credito vantati nei confronti di commercianti ed imprenditori locali, preferivano rivolgersi al clan, confidando nella forza di intimidazione ad esso riconosciuta. Tanto sarebbe stato forte l’impatto del clan sulla comunità galatinese che, anche in occasione di furti patiti, le vittime si sarebbero rivolte agli arrestati per ritornare in possesso dei beni rubati.
Altra circostanza illecita evidenziata dalle indagini della Squadra Mobile avrebbe riguardato l’interferenza su imprenditori e commercianti per ottenere, in favore dei propri protetti,  l’assunzione ovvero il licenziamento di lavoratori occupati in aziende del comprensorio galatinese.
Dal quadro complessivo delle indagini sarebbe "venuto fuori uno spaccato di illegalità così devastante sul territorio galatinese che avrebbe visto il clan Coluccia evidenziarsi quasi come un 'organo giurisdizionale' per dirimere controversie private".

"La Pro Italia non ha mai chiesto di poter usare lo stadio per il prossimo campionato"

 



Martedì, 15 Maggio, 2018 - 17:27