Applausi a scena aperta per la prima della "Tosca"

La 45a Stagione Lirica entra nel vivo, al Politeama, con la celebre opera di Puccini

Straordinario successo di pubblico e critica venerdì sera nel suggestivo scenario del Teatro Politeama Greco di Lecce per la prima teatrale della Tosca di Puccini, il secondo appuntamento della 45a Stagione Lirica organizzata dall'Assessorato alla Cultura della Provincia di Lecce. Un titolo di grande popolarità che, come già preannunciato da Simona Manca, assessore alla cultura della Provincia di Lecce nella conferenza stampa di mercoledì, “ha già registrato il pienone in tutte le serate”. L’opera lirica è stata curata del regista e scenografo romano Enrico Castiglione (che proprio qui a Lecce debuttò nel 1998 con “Candide” di Bernstein). Sul podio dell’Orchestra "Tito Schipa" di Lecce sale il maestro concertatore e direttore musicale Marcello Panni e a dirigere il coro è la maestra Emanuela Di Pietro. L’allestimento scelto è quello messo in scena nel 2008 a Taormina che ha riscosso molto successo con le scenografie di Sonia Cammarata e le luci di Iuraj Saleri. Interpreti d’eccezione per il cast principale: Dimitra Theodossiou si esibisce nel ruolo della celebre cantante Tosca. Al suo fianco, nel ruolo del pittore Caravadossi, Aquiles Machado. Il baritono italiano Marcello Lippi veste i panni del barone Scarpia. La Tosca di Puccini è un'opera lirica in tre atti, su libretto di Giacosa e Illica, ispirata al dramma del francese Sardou. La prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi (futuro Teatro dell’Opera), il 14 gennaio 1900. L’opera è un fantastico connubio tra la rappresentazione e lo scenario del Teatro Antico, sublime cornice del testo ambientato a Roma nel Giugno 1800. La napoleonica Repubblica Romana è appena stata abolita e sono in corso rappresaglie nei confronti degli ex repubblicani. Fra questi Cesare Angelotti, evaso da Castel Sant’Angelo, trova rifugio nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle dove il suo amico pittore Mario Cavaradossi gli assicura aiuto e collaborazione. Il colloquio fra i due è interrotto dal sopraggiungere della cantante Floria Tosca, amante del pittore, che si lascia andare ad una scenata di gelosia perché si accorge che il volto di Maria Maddalena che Mario sta dipingendo è quello della marchesa Attavanti, sorella dell’evaso. Dopo essere stata rassicurata dal pittore, Tosca lascia la chiesa e i due amici fuggono via. Il barone Scarpia, capo delle Guardie Pontificie, venuto a conoscenza dell’intesa fra il fuggiasco ed il pittore, ordisce una trappola per conseguire il duplice obiettivo di sedurre Tosca e catturare Angelotti. Fa dunque arrestare Cavaradossi con l’accusa di cospirazione e poi costringe Tosca, con la promessa di un salvacondotto per il suo amato, a promettersi a lui ed a rivelare il nascondiglio di Angelotti. Tosca cede al ricatto ma, non appena ottenuto il documento, estrae un coltello ed uccide Scarpia. Corre dunque a salvare il suo uomo ma giunge tardi perché, nel frattempo, Mario è stato fucilato. Colta dalla disperazione, Tosca si toglie la vita gettandosi nelle acque del Tevere. I momenti più intensi del dramma pucciniano sono probabilmente contenuti nelle arie “Vissi d’arte”, nel II atto, ed “E lucevan le stelle”, nel III. In “Vissi d’arte”, romanza divenuta celebre, si coglie la poetica disperazione e lo smarrimento di Tosca che, sotto l’atroce ricatto di Scarpia, si scopre incapace di concepire e di comprendere tanta cattiveria e si rivolge a Dio con toni di supplica ma anche di risentimento: “Vissi d’arte, vissi d’amore, non feci mai male ad anima viva!… Nell’ora del dolore, perché, perché Signore, perché me ne rimuneri così?” In “E lucevan le stelle”, romanza ancor più famosa, il pittore Cavaradossi rinchiuso in carcere e consapevole del destino che lo attende di lì a poco, ripercorre con la mente i bei momenti trascorsi con la sua amata in un insieme di nostalgia, passione e scoramento: “… Oh! dolci baci, o languide carezze, mentr’io fremente le belle forme disciogliea dai veli! Svanì per sempre il sogno mio d’amore… L’ora è fuggita… E muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita!… ”. L'insistenza sui dettagli realistici , la ricerca di effetti scenici a forti tinte e l'esasperazione degli aspetti efferati e morbosi della vicenda, esaltano non solo la dimensione eroica e tragica dell’opera, ma ben racchiudono il filo conduttore dell’ “Eros e Thanatos”, Amore e Morte, al quale è legata tutta la Stagione Lirica. Importante significato assumono le morti per amore all’interno del melodramma. Morte per amore profondo e disperato (Tosca), morte per amore lascivo (Scarpia), e quella di Caravadossi, morte per lealtà ad un’idea e solidarietà totale ad un uomo (Angelotti), amico e combattente politico. “La Stagione Lirica della Provincia di Lecce è la più antica d’Italia ed è tra le più prestigiose. Cancellarla sarebbe uno scempio. Iniziamo a gridare, non a parlare, per farci sentire. Non possiamo permettere che tutto questo, che ha raggiunto tali punte d’eccellenza, vada in fumo”. Questo l’accorato appello del direttore artistico Sergio Rendine premiato dall'ottimo risultato di pubblico ottenuto. Questa sera alle 18 appuntamento con la replica dell’opera.

Domenica, 16 Marzo, 2014 - 00:04

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