Antonio De Donno interviene sul distanziometro
L’esigenza di ridurre i volumi di gioco non può essere attuata con criteri arbitrari e senza ascoltare le parti interessate. È quanto ha ribadito ad Agipronews il procuratore di Brindisi, Antonio De Donno, magistrato galatinese, a margine del convegno sul gambling patologico. «Da magistrato non giudico le misure prese per ridurre i volumi di gioco, è un’esigenza comprensibile, ma non può basarsi su criteri arbitrari, come i distanziometri. In ogni caso serve avviare un confronto con le parti interessate, per avere risultati proficui».
Nel corso del convegno, De Donno ha inoltre affermato - tra il serio e il faceto - che di questo passo «si arriverà al daspo per i giocatori, il provvedimento del questore che impedisce l’accesso ad alcuni locali».
«La politica è intervenuta con distanziometro e divieti di pubblicità. Il distanziometro è selettivo e arbitrario, perché riduce il volume di gioco. Il giocatore problematico è già predisposto a dirigersi in posti non vicini. È una misura che aumenta la marginalità e riduce i concessionari pubblici, questo apre un grosso spazio agli appetiti della criminalità organizzata, compresi i fenomeni di usura». Antonio De Donno, che è anche presidente del comitato scientifico Eurispes, parlava al convegno su “Gambling patologico e responsabilità sociale: sfide della prevenzione e possibilità di trattamento”, organizzato iseri dall’Università di Bari, a Brindisi.
«L’azzardo in Italia è reato, mentre scommesse e altri giochi sono appannaggio dello Stato. Il controllo dello Stato è forte, affidato ai concessionari. Marginalizzare il sistema concessorio aumenta gli spazi di gioco illecito e illegale anche online- ha ricordato De Donno - Una delle fonti principali negli anni 80 erano le bische calndestine, la criminalità organizzata aveva in questo una delle forti fonti di profitto. Lo Stato ha regolarizzato per limitare questa fonte, la risposta della criminalità è stata duplice: l’infiltrazione nel sistema concessorio e lo sfruttamento delle norme comunitarie per far saltare il sistema di controllo. Sono disegni che abbiamo intercettato entrambi negli scorsi anni, oggi invece la politica è corsa ai ripari in un contesto in cui aumenta l’offerta e aumenta la problematicità».
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