Adusbef porta davanti alla Corte Costituzionale il decreto 'Salva Italia'

Il Tribunale di Lecce accoglie le tesi dell'avvocato Antonio Tanza

Un nuovo traguardo è stato raggiunto da Adusbef, l’associazione di consumatori con decennale esperienza maturata su tutto il territorio nazionale. Adusbef, attraverso il vicepresidente nazionale Antonio Tanza, ha recentemente sollevato dinanzi al Tribunale di Lecce, la questione di costituzionalità relativa all’art. 12 del cd. Decreto “salva-Italia”. Tale norma prevede che stipendi, pensioni e altri emolumenti corrisposti dallo Stato, di importo superiore a mille euro debbano essere erogati con strumenti diversi dal denaro contante, ovvero conti correnti bancari o postali.
"Si tratta di una previsione legislativa profondamente iniqua -spiega l'avvocato Tanza. Allo stato attuale si verifica, infatti, che il limite di pignorabilità pari ad un quinto operi solo quando il pignoramento avvenga direttamente alla fonte, ossia da parte dell’ente previdenziale o del datore di lavoro. Se invece il pignoramento è effettuato in un secondo momento, ovvero presso la banca dove il dipendente o pensionato percepisce le medesime somme, il limite di un quinto non opera più.
Ciò significa che il limite che era stato previsto all’art. 545 c.p.c. viene legalmente superato, con la conseguenza che l’accredito sul conto corrente bancario o postale dello stipendio mensile o della pensione superiore a 1000,00 euro diventa interamente pignorabile.
Si tratta, in sostanza, dell’ennesima beffa per dipendenti, disoccupati e pensionati già piegati da continui balzelli imposti dalla crisi economica perdurante e da scelte governative sbagliate, se si vuole essere ingenui, e filo-bancarie, se si vuole essere osservatori leggermente più acuti".
Il Tribunale di Lecce, nella persona del GOT  Alessandro Maggiore, con ordinanza del 12 febbraio 2014, ha sposato totalmente la tesi difensiva avanzata da Tanza, accogliendo l’ eccezione e rimettendo la questione alla Corte Costituzionale. La Consulta sarà chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità di tale norma, ritenuta incompatibile con gli artt. 38 (diritto all’assistenza sociale) e 3 (principio di ragionevolezza) della Costituzione.
Adusbef e il suo vicepresidente si preparano, a questo punto, a far valere le proprie ragioni dinanzi alla Suprema Corte, al fine di ottenere una pronuncia di incostituzionalità, che dia nuovamente alla norma che prescrive il limite assoluto di pignorabilità di un quinto piena “cittadinanza” nel nostro ordinamento.

Venerdì, 14 Febbraio, 2014 - 00:06