“I preadolescenti ed il problema religioso"

Si riporta qui di seguito l’articolo scritto da una ragazza tredicenne e pubblicato in “S. SEBASTIANO”del dicembre 1975, numero unico stampato in ricordo della benedizione che, il  22 novembre 1975, era stata impartita dal Cardinale Ferdinando Antonelli alla prima pietra dell’erigenda Chiesa S. Sebastiano, che sarebbe stata sede definitiva dell’omonima Parrocchia. Questa, istituita con Decreto 1° dicembre 1970 dell’Arcivescovo di Otranto, era stata provvisoriamente allogata  nella Chiesa di S. Lucia.
Il progetto, redatto dall’architetto Orazio Antonaci, “prevedeva la nuova Chiesa come una meravigliosa vela che si lancia verso l’alto, verso l’azzurro, espressione della preghiera, del respiro dell’anima in Dio” (opinione questa dell’on. Beniamino De Maria).
L’autrice dell’articolo ha espresso il proprio punto di vista sull’atteggiamento, che sarebbe stato opportuno tenessero i preadolescenti in ordine al problema religioso, in maniera così chiara, semplice e  nello stesso tempo tanto profonda per la sua età che questo scritto, a distanza di quarant’anni, può essere ritenuto ancora un “messaggio” pienamente valido  rivolto ai giovani che oggi navigano in rete. Pertanto chiedo che lo stesso articolo venga cortesemente pubblicato sul giornale on line galatina.it. Sentiti ringraziamenti e cordiali saluti.
                                                                                                            

“I preadolescenti ed il problema religioso"

Si parla tanto di preadolescenti e dei loro problemi. Non è il caso, quindi, di prolungarsi eccessivamente sull’argomento che altrimenti diventerebbe noioso. Ma in fondo non è facile parlarne.  Preadolescenza viene chiamata quell’età che va dagli undici ai quattordici anni più o meno. L’«età ingrata» in parole meno altisonanti. L’età più difficile, più agitata. E’ pure l’età in cui si comincia a guardare il mondo con occhi diversi. Infine l’età in cui ci si sente adulti e bambini insieme, pur non essendo né l’una né l’altra cosa. E si comincia pure a riflettere su quell’insieme di riti e di preghiere (almeno così appare) che si chiama «religione».
Ma cosa significa essere cristiani? Seguire questa religione? Perché farlo? Basta seguire passivamente gl’insegnamenti del Vangelo o bisogna ragionarci sopra, rendersi conto? E poi «credere» che significa? Credere. Qui sta il punto.
E’ difficile capire questa parola, specie per chi ha poca esperienza come i ragazzi. Poi si scopre che si è alla ricerca di qualcosa. E questo «qualcosa» è Dio. Allora si scopre che Dio non è più vistocome un vecchio barbuto e paterno che s’arrabbia e sorride seduto sul suo trono fra le nuvole. Lo si sente vicino e poi amico. E ci si accorge che Dio è nel cielo, nel mare, negli alberi, nei fiori. Si scopre che la preghiera è il miglior«rimedio» contro la solitudine, la tristezza. Ma non è sempre tutto facile.
Ci sono tante «crisi», tanti periodi in cui si perde la bussola e non ci si raccapezza. Si ha addirittura l’impressione che Dio sia scomparso. Ma poi lo si ritrova. Comunque si sente pure il bisogno di una guida. E questa guida sono innanzitutto i genitori, col loro esempio. Ma non col solo esempio, anche con quei consigli e quelle parole che non si accettano facilmente perché considerati gli uni di poco conto, le altre scontate. Ma poi si scopre che quei consigli e quelle parole potevano essere accettati e apprezzati. E’ importante anche la vita parrocchiale e quindi anche il parroco costituisce una guida morale. Una guida, insieme ad altre, per diventare e poi essere dei buoni cristiani. E’ tanto importante. Ma anche tanto difficile.    M. C.

Domenica, 10 Maggio, 2015 - 00:05