È Fernando Filograna il nuovo vescovo di Nardò e Gallipoli

Papa Francesco ha nominato il monsignore Fernando Filograna, Vescovo di Nardò-Gallipoli (superficie: 587; popolazione: 212.980; cattolici: 211.761; sacerdoti: 143; religiosi: 126; diaconi permanenti: 7), Italia. Il Vescovo eletto è nato a Lequile, nel 1952 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977. Dal 1977 al 1978 è stato Animatore nel Pontificio Seminario Romano; dal 1978 al 1983 Padre Spirituale nel Seminario Minore di Lecce; dal 1978 al 1979 Notaio del Tribunale Ecclesiastico diocesano; dal 1979 al 1983 Vice cancelliere della Curia; dal 1983 al 1996 Rettore del Seminario Vescovile di Lecce; dal 1984 al 1996 Canonico della Chiesa Cattedrale; dal 1985 al 1996 Direttore del Centro diocesano Vocazioni; dal 1996 al 2007 Arciprete della Parrocchia Maria SS. Assunta in Trepuzzi; dal 1999 al 2005 Vicario episcopale per il Clero e il Diaconato permanente; dal 1998 Membro del Collegio dei Consultori; dal 1999 Canonico della Chiesa Cattedrale; dal 2000 Membro della Commissione per il Clero e la Vita Consacrata della Conferenza Episcopale Pugliese; dal 2007 Parroco della Parrocchia S. Giovanni Maria Vianney e Vicario generale di Lecce.

"L’anima mia magnifica il Signore, nella memoria della Madonna del Carmelo. Non è facile prendere la parola. Dal giorno in cui il Nunzio monsignor Adriano Bernardini mi ha consegnato la lettera di nomina da parte del S. Padre Francesco c’è stato un tumultuoso susseguirsi di sentimenti contrastanti -dice monsignor Filograna rivolgendosi al clero leccese- dall’emozione e trepidazione per la nomina a vescovo di Nardò Gallipoli, ai sentimenti di profonda inadeguatezza.
Sono consapevole che il Signore mi chiama ad una missione davvero alta e riconosco tutta la mia povertà. Ho rivissuto in questi giorni quella scena del Vangelo quando Gesù si avvicina Pietro per chiamarlo e Pietro risponde ‘sono peccatore’. Ho cercato di darmi spiegazioni, motivazioni per non avere paura... mi risuonavano nel cuore le parole di Paolo quando dice che Dio nei suoi imperscrutabili disegni ama fidarsi delle persone che valgono poco, sceglie strumenti inadeguati (1cor. 1,27).
Ho capito ancora una volta che il Signore chiama tutti alla santità, e noi dobbiamo tendere alla santità lì dove ognuno di noi è chiamato a vivere, a servire e ad amare. Il Signore mi chiede di andare a vivere nella chiesa di Nardo Gallipoli e lì, mettermi a servizio della gioia e della santità dei fratelli di quella chiesa.
Certo sento la commozione di lasciare la nostra chiesa di Lecce, che mi ha generato alla fede, mi ha amato, mi ha aiutato a crescere in questi anni e che ho servito per 36 anni con dedizione, con generosità, ma anche con tanti errori e difetti. Sono contento di avere speso sempre con entusiasmo tutti questi anni.
Ho accettato la nomina, riconoscendo in essa la volontà di Dio e un riconoscimento alla nostra Chiesa. Ora continuo a dire il mio ‘si’ e so che posso contare non solo sulle mie deboli forze, ma soprattutto sulla sua grazia e sulla sua continua presenza.
Dice San Paolo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio; (Rom. 8,28) omnia in bonum, e me lo sto ripetendo continuamente nel profondo del cuore. Tre semplici parole che racchiudono fede speranza e carità: per coloro che amano Dio tutto concorre al bene; siamo figli suoi, eredi e coeredi con Cristo, le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura, il Signore vince il male col bene, ottimismo...
Ma poi sono certo di poter contare sulla preghiera di tanti fratelli e sorelle che ho incontrato in questi anni nel mio cammino. Perciò mentre oggi ringrazio il Signore per aver avermi donato la fede e avermi chiamato alla vita sacerdotale, lo ringrazio anche per avermi donato voi, confratelli presbiteri.
Abbiamo avuto il dono di unire le nostre vite alla sua e fare di esse un’offerta a Lui gradita, per la sua gloria e per la salvezza delle anime: nel rinnovare oggi questa volontà chiedo di essere strumento docile nelle sue mani per comunicare agli altri la vita soprannaturale.
Mi piace pensare al pennello nelle mani dell’artista: per servire deve avere alcune qualità: deve saper trattenere il colore o distribuirlo, deve saper tracciare toni forti e toni delicati. Deve essere subordinato all’artista. Deve diventare un tutt’uno con la mano dell’artista: da solo non servirebbe a nulla. Ma noi non siamo pennelli nelle mani di Dio, siamo figli suoi, sacerdoti, siamo partecipi della sua missione.
E quando Dio nostro Signore progetta qualche opera in favore degli uomini, pensa prima alle persone che deve utilizzare come strumenti, e comunica loro le grazie necessarie. Dio ci ha scelti per fare la sua chiesa e questa missione divina ci dà quasi il diritto di ricevere le grazie e di portare a buon fine il lavoro apostolico che ci è stato affidato. Le opere di Dio sono perfette. Da parte  nostra serve responsabilità e impegnare l’intelligenza, la volontà e il cuore, per realizzare la sua opera. Importante non frapporre ostacoli all’azione della grazia pur con le nostre debolezze, ma fiduciosi nella misericordia di Dio e poi occorre una profonda unione con il Signore per far arrivare la linfa dell’amore alle anime.
Chiedo al Signore che nel celebrare i suoi misteri, possa imitare nella vita quello che celebriamo, che il mio io diminuisca affinchè Lui cresca in me, che mi aiuti a nascondermi e scomparire, a non cercare alcun tipo di protagonismo, perché appaia la sua efficacia salvatrice: è bello nascondersi e scomparire, preferire il sacrificio nascosto e silenzioso alle manifestazioni appariscenti e vistose.
Desidero mettere tutto quanto è mio a disposizione di Dio: prestare la voce perché sia lui a parlare; prestargli le mani, perché sia lui ad agire, prestargli corpo e anima perché cresca in me e nei fratelli.
La vita terrena di S. Maria, madre di Cristo e dei sacerdoti, fu un fiat sincero, pieno di dedizione, portato a compimento fino alle ultime conseguenze, non si è manifestato in gesti spettacolari, ma nel sacrificio nascosto e silenzioso di ogni giorno.
E ora ringrazio ciascuno di voi qui presenti per aver risposto all’invito dell’Arcivescovo. Non volevo scomodarvi in questo giorno di vacanza.
Ringrazio il S. Padre Papa Francesco che presiede alla carità della chiesa: grazie per la fiducia che ha riposto nella mia povera persona, grazie per la freschezza del Vangelo che in maniera speciale, viva, risplende sul suo volto innamorato di Dio.
Un grazie particolare, pieno di affetto e riconoscenza al nostro Padre e Pastore, per quello che è stato per me sin dal primo incontro a Manfredonia, per il bene e la stima che ha riposto in me; Eccellenza, è dal profondo del cuore che le esprimo la mia riconoscenza, perché in questi anni mi ha permesso di starle vicino e avvertire la sua statura di maestro e padre. La ringrazio per aver creduto alla mia persona, grazie per il suo amore premuroso: mi ha accompagnato con pazienza, illuminando con il suo esempio e con le sue confidenze i passi della mia vita di prete. Sarà sempre per me Padre, fratello e amico.
In Lei rivedo e ringrazio tutti i pastori della nostra Chiesa che mi hanno guidato nel cammino vocazionale e sacerdotale: i vari pastori da mons. Minerva a mons. Mincuzzi, che ancora giovane di anni di sacerdozio ha scommesso su di me affidandomi la cura del Seminario Minore.
Grazie a mons. Ruppi e Mons. Mannarini: quanti insegnamenti, incoraggiamenti, ricordi... quando erano vicini alla morte e avevo la possibilità di incontrali, mi stringevano forte la mano e mi fissavano con gli occhi quasi a dirmi... ora capisco.
Il Signore li porti nella sua Gloria. E parlando di coloro che ci hanno preceduti, concedetemi di ricordare d. Ugo De Blasi, del quale ho sentito l’affetto e una forte guida all’inizio del mio sacerdozio, e poi Mons. De Grisantis, Mons. Riezzo... e tante figure belle del nostro presbiterio. Hanno lasciato un segno indelebile in tutti noi. La loro preghiera e la loro intercessione ci siano di aiuto nel nostro ministero.
Dal cielo ci sorridono e ci benedicono.
Tornando ora sulla terra rivedo il volto amico di Mons. Donato Negro, sempre vicino e fratello sincero, Mons. Marcello Semeraro, di Mons. Pezzuto Luigi, del Card. Salvatore De Giorgi... E grazie grazie a voi confratelli sacerdoti: il vostro impegno sacerdotale, lo zelo e l’amicizia mi hanno aiutato a conoscere, amare e servire la nostra Chiesa. E’ colpa anche vostra la mia nomina a vescovo, avendo fornito voi le informazioni.
Ringrazio le comunità parrocchiali di Trepuzzi e S. Giovanni Vianney per il bene con cui mi hanno circondato, i miei compaesani..
Saluto e ringrazio Voi, Autorità qui presenti, perché vi siete scomodate: voglio oggi dirvi il mio grazie perché in questi anni mi è stato possibile dialogare con voi nel rispetto delle competenze di ciascuno, e ho apprezzato la vostra dedizione per il bene del nostro Popolo.
Ho finito, ma concedetemi un pensiero di lode al Signore per la chiesa di Nardò-Gallipoli alla quale mi invia come pastore e maestro. Anche Nardò Gallipoli è una chiesa bella, per la fede e la carità della sua gente, per la sua storia e le tradizioni, per i suoi santi, e per la tenacia e la speranza con cui ogni giorno lottano per uscire dalle situazioni sociali difficili che stiamo vivendo.
Signore, ti lodo oggi e ti ringrazio per i benefici che mi hai concesso, soprattutto per il dono del ministero sacerdotale. Ti lodo con la consapevolezza delle fede, che illuminata dalla preghiera liturgica , ripete: Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie. I nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza ma ci ottengono la grazia che ci salva. Amen (IV prefazio)".

"Sorelle e fratelli della Chiesa di Nardò-Gallipoli -scrive il vescovo eletto ai suoi fedeli- “amati da Dio e santi per la chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (Rom 1,7 ). Oggi, attraverso la decisione del Papa Francesco, il Signore mi chiama e mi manda come Vescovo per confermare in tutti voi la consolazione e la speranza che vengono dal suo amore. Voi comprenderete quanto la notizia, che mi è stata comunicata alcuni giorni fa, trovi il mio cuore colmo di trepidazione.
Ma l’obbedienza mia e vostra è a Cristo Gesù.
Comunicare la bellezza, la verità e la bontà di Gesù risorto è l’unico scopo dell’esistenza della Chiesa e del ministero dei suoi pastori. Papa Francesco ha scritto recentemente: “Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada; perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta” (L.F. 1) Vengo ad una Chiesa per me nuova che conosco però come chiesa di grande tradizione cristiana e di edificanti testimonianze di santità.
Vengo tra voi per continuare il servizio pastorale di monsignor Domenico Caliandro, che con sapienza e zelo ha guidato la Diocesi per 13 anni. A lui esprimo stima e gratitudine per il bene realizzato: sarà l’eredità di cui avvalermi.
Vengo a voi con animo aperto e disponibile, per vivere con voi l’esaltante avventura della fede e per essere in mezzo a voi servo di unità. Cammineremo insieme e “senza lasciarci rubare la speranza”. Presto ci incontreremo, ci conosceremo, ci accoglieremo reciprocamente, ci vorremo bene nel grande mistero di fraternità che è la Chiesa. In questo Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI, proviamo ad avere presente l’esempio della primitiva comunità cristiana, pregando con ferma fede e salda speranza per le necessità della Chiesa, per le intenzioni del Papa Francesco e per l’unità del popolo di Dio intorno ai suoi Pastori. Occorrono uomini e donne di fede e così si rinnoveranno i miracoli che leggiamo nella Scrittura. Mossi da queste certezze, continuiamo ad impegnarci nella nuova evangelizzazione: ci attendono molti fratelli che cercano la Verità. Non bastano i bei discorsi, occorrono le opere, la coerenza con la fede, la gioia di saperci e di vivere da figli di Dio, l’amore ai poveri.
Servendo Cristo nel povero, la Chiesa cresce nella carità e nella giustizia, cioè nella condivisione fraterna, ma anche nella lotta contro ogni ingiustizia. In questo momento particolare chiedo a tutti voi l’accoglienza della fede e la carità della preghiera. Questa preghiera assicuro anch’io per voi. La riservo in modo particolare ai carissimi fratelli presbiteri, ai consacrati e alle consacrate, ai diaconi permanenti, ai giovani seminaristi, ai fedeli laici, alle Autorità Civili e Militari, alle famiglie, agli anziani, ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, ai poveri e ai sofferenti.
Carissimi, nell’attesa di incontrarci continuiamo a sentirci uniti nella preghiera e camminiamo in Gesù-via e in Gesù-vita, avendo gli stessi sentimenti di Gesù-verità.
Dice il Papa: “la fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi e questo basta per il cammino.”(L.F. 57)
Affido la mia vita e la vita di ciascuno di voi al tenero e materno abbraccio della Madre del Signore, donna in cammino, presenza così amata dalle nostre popolazioni, a S. Gregorio Armeno e a Sant’Agata, a S. Giuseppe da Copertino e a tutti i santi protettori delle nostre comunità.

 



Martedì, 16 Luglio, 2013 - 21:06